PIETOLE VECCHIA E LA VALLAZZA
Tanti, tanti anni fa quando solo pochi, una ristrettissima elite, potevano permettersi di andare al Forte (dei Marmi) e non molti raggiungevano la riviera romagnola, io passavo vacanze indimenticabili a Pietole dove villeggiavano i miei amici.
In bicicletta, allora si poteva percorrere la Romana senza correre grossi pericoli, arrivavo alla Corte Fossetta e da lì, sempre in bicicletta, si andava a Mincio, alla Casa delle Pipe: quasi davanti al monumento a Virgilio si girava a sinistra, si attraversava il gruppetto di case che formavano la frazione e via verso l’argine.
Trafelati e sudati si arrivava da Renotti, trattoria famosa per le anguille fritte, i pollastrini ai ferri ed il salame che si scioglieva sulla polenta abbrustolita, dove si faceva sosta per comperare cinque Nazionali senza filtro da fumare lontano da occhi indiscreti.
La strada, oggi bene asfaltata, era allora tutta sassi e buche ma noi non ci si dava pensiero: bisognava arrivare quanto prima al fiume per rinfrescarsi e per tentare di prendere qualche pesce. L’attrezzatura era molto semplice: canne di bambù, galleggianti ricavati dai tappi del lambrusco, lenza in nylon, piombi fatti in casa e ami un poco arrugginiti. Gli iper tecnologici pescatori del giorno d’oggi sicuramente sarebbero inorriditi alla vista di tali attrezzi ma, quando andava bene, si catturavano certi pesci gatti dalla pancia gialla e dalla carne dolce da sogno: il traffico delle bettoline l’inquinamento da petrolio, diserbanti, concimi ed altre schifezze stava muovendo i primi, incerti passi.
Renotti, tana di eccellenti cacciatori, esperti pescatori e affamati buongustai, il suo ombroso pergolato, la bottega del sarto-barbiere non ci sono più. Al loro
posto c’è un residence e tutto attorno sono spuntate ville e villette. All’incrocio con la strada che viene da Bagnolo hanno piazzato l’immancabile rotonda e
accanto c’è il giardinetto con prato, panchine ed alberelli. Anche Pietole Vecchia si è evoluta. Pazienza!!
Cerco di convincermi che si deve cambiare, che il progresso, o ciò che si ritiene tale, non può arrestarsi, che bisogna costruire per dare lavoro, lavorare per arricchirsi, arricchirsi per migliorare.
Ma, davanti a certi lavori inutili, costosi, senza ritorno se non per pochi mi costa veramente fatica impormi il silenzio.
Che c’entra l’amarcord di vacanze lontanissime, di strade sterrate, di trattorie scomparse, di Pietole Vecchia con l’insofferenza per certe opere? Mi spiego.
Recentemente, grazie all’opera congiunta di Parco del Mincio, Comune di Virgilio, Provincia di Mantova e Regione Lombardia è stato costruito a Pietole
Vecchia, un attracco-darsena. Bello, ben fatto, ben tenuto: niente da dire.
Ci sono tabelle, cartelli, divieti e precetti da osservare affissi un po’ dappertutto, viali ghiaiati, panchine. Mancano solo le statuette di Biancaneve e i sette nani per respirare aria di casa con il giardino tutto lindo e curato. Durante la bella stagione i pioppi fanno ombra a compagnie di affamati intenti ad abbrustolire salamelle e costine sull’immancabile griglia.
Forse il buon Virgilio farebbe fatica a concentrarsi per comporre Egloghe e Bucoliche ma il progresso richiede anche di sopportare scampagnate e pic nic.
C'è la telecamera (autorizzata? da chi? segnalata?) che vigila sull’ingresso; una seconda telecamera. occhiuta, garantisce la sicurezza di barche e motoscafi ormeggiati in bell’ordine.
Il cartello degli “Amici della Vallazza” purtroppo conferma il famoso detto secondo cui “Dagli amici mi guardi Dio” con quello che segue. Non è proprio vero che pulita è bella: pulita non è valle.
Infatti la valle, in particolare la Vallazza, non è mai stata pulita ma nemmeno sporca. Carice, salici, pioppi, ortiche, trigoli, ranina, acqua stagnante, zanzare, selvatici: questa è la valle che madre natura provvede a mantenere in equilibrio, in ordine.
L’intervento dell’uomo altera quell’equilibrio, modifica quell’ordine, sporca anche quando si illude di pulire.
In tempi ormai lontani sono stati installati sulla riva del Mincio impianti terribili distruggendo o alterando l’ ambiente.
Allora però, a parziale giustificazione del disastro, si era da poco usciti da una guerra che aveva aggiunto miseria a miseria , c’era bisogno di lavorare, gli occhi con cui si guardava la natura erano diversi da quelli con cui la si guarda o meglio la si dovrebbe guardare di questi tempi, inquinamento era un termine sconosciuto.
Che senso ha avere snaturato un pezzo di valle, di quel poco che di valle rimane, per realizzare un’opera su cui non si può che nutrire dubbi e perplessità? E’ così importante questo porticciolo da giustificare la manomissione di una parte di territorio che andrebbe difeso e rispettato metro per metro? Si potrebbe obiettare che, talvolta, per ottenere un beneficio si deve sopportare qualche sacrificio ma che benefici può dare il porticciolo e l’attracco piazzato a Mincio? Arriveranno forse via acqua turisti in quantità tale da risollevare le sorti di una economia locale piuttosto zoppicante?
Che senso ha avere snaturato un pezzo di valle, di quel poco che di valle rimane, per realizzare un’opera su cui non si può che nutrire dubbi e perplessità? E’ così importante questo porticciolo da giustificare la manomissione di una parte di territorio che andrebbe difeso e rispettato metro per metro? Si potrebbe obiettare che, talvolta, per ottenere un beneficio si deve sopportare qualche sacrificio ma che benefici può dare il porticciolo e l’attracco piazzato a Mincio? Arriveranno forse via acqua turisti in quantità tale da risollevare le sorti di una economia locale piuttosto zoppicante?
Ci dobbiamo augurare che in attesa di torme di visitatori non si pensi di costruire un chiosco dove esporre la solita chincagliera e servire Coca Cola per cacciare nello stomaco il panino gommoso o il trancio di simil pizza.
Sorprende che si siano trovati i fondi per fare questo bel lavoro quando - spero tanto di essere smentito - in tutto il Parco del Mincio non si è riusciti a costruire un’altana, un capanno, una schermatura per consentire agli appassionati di osservazione dei selvatici di soddisfare la loro curiosità in modo adeguato.
Ci sono zone come quella circostante il Forte che andrebbero rivalutate e protette dalla incuria e prepotenza di chi, in mancanza di opportuna segnaletica e di un minimo di sorveglianza, non esita ad esibirsi con moto assordanti e puzzolenti i cui copertoni artigliati scavano solchi profondi nei sentieri così da rendere sempre più difficile la vita a ciclisti e pedoni.
Lungo le piste che corrono sugli argini non si trova un cartello, non una tabella che fornisca indicazioni ai turisti che, sedotti da ciò che si vede su Internet, si avventurano alla ricerca di natura incontaminata, di paesaggi bucolici.
Non sarebbe il caso che Regione, Parco, Provincia e Comuni si impegnassero per valorizzare veramente il nostro territorio puntando su lavori a basso, bassissimo impatto capaci di avvicinarci in modo corretto alla natura ?
Virgilio direbbe direbbe: “ Spes ultima dea ”. Speriamo anche noi.
Ing. Alberto Mazzocchi