29 settembre 2012 - UNA CRITICA PER UNA PROPOSTA (da ambienteesviluppo.it)

Ripetutamente abbiamo invitato Comune e Provincia ad abbandonare la strada degli “accordi di programma” che non hanno portato e non possono portare ad alcun risultato in quanto i soggetti non responsabili dell’inquinamento, insediati nel Sin, non hanno alcun interesse ad aderirvi in ragione degli oneri e degli impegni imposti da tali programmi che non competono a chi non ha inquinato in virtù del principio di derivazione comunitaria “chi inquina paga” recepito dal nostro ordinamento. E abbiamo ribadito il nostro invito all’Amministrazione soprattutto perché la stessa perseguendo tale strada, senza dare corso al procedimento di identificazione dell’inquinatore, ha contribuito a ritardare la bonifica e ad aggravare l’inquinamento in atto. (vedasi all. 1).

Dalla data di costituzione della nostra associazione abbiamo, infatti, sempre sollecitato l’Amministrazione  a intraprendere con urgenza l’azione d’identificazione del responsabile dell’inquinamento per imporgli le misure di messa in sicurezza e di bonifica come prescritto dalla legge in materia (Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n.152). In data 18/10/2011 la Provincia ha finalmente dato l’avvio al procedimento per l’identificazione del responsabile dell’inquinamento, ma a tutt’ oggi inspiegabilmente ancora non concluso. In data 02/04/2012 (a oltre cinque mesi dall’avvio), per capire i motivi che si frapponevano alla sua conclusione, abbiamo presentato alla Provincia richiesta di accesso agli atti e la stessa ha opposto un categorico rifiuto costringendoci così a ricorrere al Difensore Civico il quale ha dichiarato illegittimo il diniego opposto e ha ingiunto la consegna della documentazione richiesta. I dati ritirati hanno evidenziato che la Provincia non ha svolto alcuna attività diretta d’indagine per l’identificazione del responsabile dell’inquinamento e a fronte della richiesta di chiarimenti da parte di Ambiente e Sviluppo, la medesima ha accampato che per la conclusione dell’indagine mancavano alcuni accertamenti nell’area Belleli Energy (per i punti sopra riportati vedasi all. 2-3-4-5).

 

In data 01/08/2012, non avendo ancora la Provincia concluso l’indagine nonostante che da tempo gli accertamenti nel territorio Belleli Energy fossero stati ultimati, abbiamo presentato una nuova richiesta di accesso agli atti per capire i motivi che ancora si frapponevano alla conclusione del procedimento d’identificazione del responsabile dell’inquinamento (vedasi all. 6).

La Provincia ha risposto con comunicazione 28/08/2012 Prot. n. 39318 e questa volta ha giustificato il proprio ritardo nel dare l’avvio al procedimento per l’identificazione del responsabile nell’assunto che alla richiesta del danno ambientali ha titolo esclusivamente il Ministero dell’Ambiente e che conseguentemente l’azione per l’identificazione è stata intrapresa solo quanto il Ministero dell’Ambiente lo ha richiesto. Ed ha inoltre giustificato il ritardo  nella conclusione dell’indagine per il fatto che ARPA non aveva ancora validato i dati presentati dalle aziende (Belleli).  Giustificazioni da ritenersi del tutto aberranti (come evidenziato nella nostra risposta del 10/09/12 – doc. n. 8 – ) in considerazione del fatto che l’avvio del procedimento volto all’identificazione del responsabile dell’inquinamento rappresenta un obbligo e quindi un preciso dovere della Provincia non appena venuta a conoscenza che i livelli di contaminazione sono superiori ai valori di concentrazione soglia di contaminazione. Così è previsto all’art. 244 del D.lvo n.152/2006 e tanto anche nei Siti di Interesse Nazionale. Ed inoltre è il caso di evidenziare che la Provincia in tale complessa attività d’individuazione del responsabile dell’inquinamento ben avrebbe potuto avvalersi  dei laboratori qualificati dell’ Istituto Superiore della Sanità e non limitarsi ai dati prodotti dalle aziende da  sottoporre alla validazione dell’ARPA tenuto anche conto che l’Assessore all’Ambiente Alberto Grandi in una lettera alla Gazzetta ha dichiarato di condurre l’attività di identificazione in strettissima collaborazione con il Ministero (per i punti sopra riportati vedasi all. 7-8-9-10).

Che dire di tale comportamento, dell’insistenza nel proporre accordi di programma irrealizzabili, degli ingiustificati ritardi a intraprendere la prescritta azione d’ identificazione del responsabile, del diniego di consentire l’accesso agli atti su tematiche così importanti per l’ambiente, la salute e lo sviluppo?

Possono forse ritenersi casuali tutti questi errori, omissioni, violazioni, collegati al mantenimento della grave situazione d’ inquinamento e di sottosviluppo in cui ci troviamo? Se a quanto sopra esposto si aggiungono le dichiarazioni rassicuranti dell’assessore all’ambiente del Comune e della Provincia, apparse sulla Gazzetta del 20/09/12 sui confermati maggiori rischi di contrarre tumore nell’area del petrolchimico mantovano emersi dall’ultima indagine epidemiologica, risulta facile darsi la risposta. Infatti, i suddetti assessori relativamente all’inquinamento e alle sue conseguenze sulla salute, rispettivamente, asseriscono che le condizioni sono migliorate e pur non essendo ottimali, si dovrebbe guardare alla pianura Padana. Non possono non sapere i due assessori che come l’Ilva di Taranto anche il sito contaminato di Mantova non ha subito interventi di bonifica per cui è una fonte inquinante ancora attiva. Le linee interrate della raffineria perdono ancora. Le prescrizioni impartite dall’Asl non sono ancora state completate e tutt’ora si verificano anomalie nelle emissioni. Il monitoraggio delle emissioni degli impianti del petrolchimico avviene essenzialmente per “autocontrollo” aziendale in quanto Arpa non ha la forza di condurlo autonomamente. A fronte di queste carenze gli assessori sanno benissimo che non possono certo sperare che possano risultare migliorate le condizioni dell’impatto dell’inquinamento sulla  salute e sull’incidenza di tumori. Si guardi pure alla pianura Padana non però per confrontarsi con le aree più critiche. Per avere un’idea della situazione basta visitare il sito dell’Asl. Tutto va nella stessa direzione e ci dice che l’inquinamento continua a produrre gravi danni alla salute. Non possono due assessori all’ambiente, in spregio anche del principio di precauzione, continuare a minimizzare con tali ragionamenti bizzarri la grave situazione ambientale mantovana.

Il comportamento della nostra amministrazione è altresì tale da favorire un’economia di sottosviluppo perché consente alle imprese inquinanti di risparmiare i costi della ricerca e dell’innovazione, costi,  che poi ricadono sulla collettività per il mancato insediamento delle aziende eco compatibili e sui lavoratori per la perdita del lavoro (vedi Ilva). La nostra città subisce un doppio inquinamento, il primo e più grave: quello della violazione delle leggi e delle regole democratiche funzionale all’inquinamento che colpisce il nostro territorio. Le attività inquinanti sempre più importanti nell’economia della città influenzano sempre più le decisioni della politica, delle istituzioni, della cultura e dell’informazione. Tutto questo rappresenta uno sbarramento che impedisce il corretto funzionamento della società civile e che si verifica proprio quando questa inizia a far sentire la propria voce costruttivamente non solo con critiche, ma con proposte che vengono circondate dal silenzio come se facessero  più paura dell’inquinamento stesso.

Per superare questo blocco è necessario risvegliare le coscienze e questo lo possono fare l’informazione e la cultura.  E’ per  questo che noi abbiamo offerto il nostro modesto contributo con i convegni MaMu per alzare il livello conoscitivo. Ora però è necessario che la cultura e l’informazione della nostra città con coraggio vogliano dar voce alle iniziative della società civile che tanto si è spesa coraggiosamente per cambiare questo stato di cose. Diversamente nulla potrà cambiare.

E’ con grande favore pertanto che aderiamo all’iniziativa di Italia Nostra e del suo presidente prof. Sergio Cordibella promotore del “cantiere delle idee”. Cantiere che ha messo al centro del dibattito per lo sviluppo del territorio il nostro Parco Scientifico Tecnologico. Il punto di partenza della nostra  proposta consiste in dibattiti con tutte le forze vive del territorio a cominciare dai partiti politici perché siamo convinti che all’interno degli stessi si trovino ancora forze per poter dar vita alla svolta.

La nostra proposta condivisa dalle associazioni ambientaliste mantovane, dovrebbe consentire di giungere attraverso approfonditi dibattiti, con il contributo di quella commissione suggerita da Expo a Comune e Provincia, ad un progetto condiviso dalle istituzioni per il risanamento e lo sviluppo ecocompatibile, tenuto  conto anche della vocazione agroalimentare del nostro territorio colpito oltretutto anche dai gravissimi danni del terremoto. E’ assurdo continuare a pensare alla grande Mantova senza mettersi al centro del territorio con progetti di sviluppo che ci vengono imposti prepotentemente  anche dal recente terremoto.

Questa nostra proposta alla quale hanno collaborato numerose e qualificate competenze universitarie sia locali che extra muros è stata ritenuta meritevole di segnalazione alla propria manifestazione da Expo 2015 e ha raccolto grandi consensi dal mondo della cultura e dell’economia tra i quali Philippe Daverio il quale ha dichiarato “Adoro Mantova e penso che sia una città che debba trovare un destino. Mantova è un’epifania architettonica in mezzo al paesaggio e alle acque. I Gonzaga vi lasciarono il più formidabile Cremlino dell’Italia settentrionale, purtroppo depredato dai conflitti barocchi… Da allora cerca un nuovo destino!. Il Parco Scientifico Tecnologico che proponete mi sembra un’idea eccellente e molto europea”. Aldo Bonomi ha tenuto a rilasciare la presente dichiarazione: “Il progetto di Ambiente e Sviluppo cui ho partecipato dall’inizio lo considero molto importante non solo per Mantova ma per l’intera economia nazionale. Sono convinto infatti che non ci sarà futuro per l’Italia se non sapremo fondare lo sviluppo sulla conoscenza, la cultura e l’innovazione nel rispetto di un territorio che è tra i più belli del mondo. Vi garantisco la mia completa partecipazione alla sua realizzazione”.

Con questa conferenza stampa intendiamo denunciare i gravi fatti accaduti non per una critica fine a se stessa ma per indurre le istituzioni a correggere il tiro e imboccare la strada che nel corso delle ultime elezioni sembravano voler intraprendere con la firma del Decalogo ambientalista (www.ambientesviluppo.it) i futuri rappresentanti delle istituzioni. Il nostro contributo è offerto anche al mondo delle imprese, comprese quelle inquinanti, affinché possano valutare nel modo più opportuno come investire sul nostro territorio e reggere la sfida della globalizzazione. Il futuro delle imprese oggi più che mai non si affronta con arroccamenti ma con l’apertura alla ricerca e all’innovazione guidate da approfonditi e meditati progetti. La nostra proposta per poter essere realizzata postula prima di tutto il risanamento. E’ per questo che denunciamo con forza queste gravi violazioni affinché le istituzioni vogliano imboccare la strada giusta per il risanamento e accogliere la nostra proposta per giungere ad un progetto di sviluppo ecocompatibile condiviso. Anche noi aggiusteremo il tiro perché prossimamente non ci accontenteremo più di una semplice firma su un documento come il Decalogo per assicurarci delle buone intenzioni dei futuri amministratori, ma pretenderemo che si confrontino in dibattiti pubblici per comprendere meglio i loro programmi e le loro reali intenzioni.

Per questo invitiamo i mezzi di informazione a volersi rendere promotori dei richiesti dibattiti sui temi trattati nella certezza che ciò possa rappresentare un soffio di aria nuova per la nostra città.

Attendiamo fiduciosi.

Gaspare Gasparini

AMBIENTE E SVILUPPO

 

0- I veleni si allargano (alti oltre 2 metri sulla falda) e corrono in direzione del Mincio e poi verso il Po.

1- articolo 246.

2- lettera alla Gazzetta di sollecito di identificazione del responsabile dell’inquinamento.

3- inizio dell’azione di identificazione da parte della Provincia.

4- richiesta di accesso agli atti di Ambiente e Sviluppo e negazione della Provincia a fornire informazioni e atti relativi all’azione di identificazione.

5- ricorso al Difensore Civico e decisione.

6- richiesta di conoscenza del responsabile e di estrarre copia dei documenti.

7- risposta di giustificazione di inizio di attività di ricerca tardiva del responsabile perché in attesa di invito ministeriale e giustificazione del ritardo di identificazione per conseguente ritardo di Arpa nel consegnare relazione di validazione.

8- risposta di Ambiente e Sviluppo di contestazione per le infondate giustificazioni.

9- relazione legale.

10- articolo 244.