18 ottobre 2012 - Gazzetta di Mantova - Freddi snobba il diktat di Grandi

Dal Colorificio schiaffo alla Provincia: «Con i veleni non c’entriamo, niente bonifiche né ricorso»

MANTOVA. E due. Un no al giorno. All’indomani dell’ordinanza della Provincia che le attribuiva la responsabilità del fiume di veleni che scorre sotto la raffineria e la Belleli, era stata la Ies ad annunciare ricorso contro il provvedimento. Passano altre ventiquattr’ore e arriva un altro no: stavolta a mettersi di traverso è il Colorificio Freddi. Il presidente Romano Freddi fa anche un passo in più rispetto ai dirigenti dell’industria del gruppo Mol, perché a dare mandato a un avvocato non ci pensa nemmeno: «Noi non inquiniamo né abbiamo mai inquinato. C’era un piccolo problema e lo abbiamo risolto. L’ho già spiegato cento volte a tutti: noi non c’entriamo dunque non rispetteremo l’ordinanza che ci chiede di bonificare né presenteremo ricorso al Tar. Procediamo per la nostra strada».

Una strada che, secondo la relazione costruita da palazzo di Bagno sulla base dei dati rilevati da Arpa, ha causato gravi danni all’ambiente: nel canale Cavo San Giorgio sono stati interrati rifiuti riconducibili all’attività del colorificio. E il verbale di Arpa, Asl e Provincia che lo sanciva era stato firmato, un anno fa, anche dal rappresentante di Freddi. Che commenta così: «Sì, c’era stato il problema di qualche fusto da recuperare. Ma lo abbiamo già fatto, dunque non c’è bisogno di nient’altro. L’ho già detto in tutte le lingue del mondo agli enti interessati». Cosa peraltro già successa in occasione delle ultime campagne di monitoraggio delle acque del petrolchimico, alle quali Freddi aveva deciso di non partecipare (le altre aziende lo fanno e a loro spese). L’ordinanza della Provincia impone al colorificio di presentare un piano di intervento entro dieci giorni, per poi procedere con analisi più dettagliate e, entro un altro mese, predisporre un progetto di risanamento.

Solo da Belleli Energy Cpe ed Eni - interessata con Versalis ed Enichem - erano arrivate parole di soddisfazione per l’ordinanza. Del resto la prima ne esce assolta, mentre il cane a sei zampe incassa semaforo verde per l’ex Polimeri Europa e una bocciatura molto parziale per Enichem (dove oggi c’è Syndial), chiamata a farsi carico dello 0,43% delle spese perché, secondo la Provincia, quella è la quota di inquinanti che aveva emesso. Resta ancora in silenzio Edison, che continua a valutare le carte dell’ordinanza e preferisce aspettare prima di pronunciarsi: non potrà attendere ancora per molto, visti i tempi ristretti imposti dal provvedimento.

«Leggo che tutti si assumono il merito del lavoro svolto – commenta l’assessore provinciale all’ambiente, Alberto Grandi – evidentemente abbiamo fatto qualcosa di molto buono. Sono generoso e voglio condividere la paternità con tutta la città. A Gaspare Gasparini di Ambiente e sviluppo dico che se è al corrente di fonti attive di inquinamento deve andare subito in Procura a denunciarlo: a noi non risulta ma se lui ne è certo deve procedere. Mi dispiace solo per il silenzio di tutte le forze politiche del capoluogo. Ho ricevuto chiamate per avere carte e approfondimenti da sindacati, organizzazioni di impresa e ambientalisti ma nessuno si è fatto vivo dal Comune o dai partiti di città». (ga.des)