MANTOVA. Come da copione. La sceneggiatura è quella dell’eterna zuffa tra vicini d’impianto nel “condominio” del polo chimico, Ies contro Belleli Energy. Il giorno dopo l’ordinanza della Provincia, che riconosce la raffineria colpevole dell’onda di veleni sotto lo stabilimento dei dirimpettai, obbligandola a risanarne il terreno, la Ies annuncia ricorso al Tar. Mentre in casa Belleli l’umore è di segno opposto, il direttore generale Aldo Patrini arrotonda i toni verso la Provincia, passando dall’ostilità risentita alla gratitudine larga. Il commento è asciutto: «L’ordinanza conferma la realtà, noi non inquiniamo».
Scrive la raffineria: «Nell’attesa di ricevere ufficialmente l’ordinanza della Provincia di Mantova, Ies rende già nota la propria intenzione di ricorrere al Tar avverso la decisione in quanto ritiene di non accettare le conclusioni del provvedimento in merito alla propria presunta responsabilità per aree e fenomeni di contaminazione che non sono di sua competenza e pertinenza». Comunicato tosto già dalle prime righe: i vertici della raffineria annunciano la loro mossa lamentando la fuga in avanti della Provincia. Questione di merito, ma pure di forma.
Il merito: «Ies ritiene che la fase istruttoria dell’ordinanza sia stata tecnicamente insufficiente per condurre a conclusioni condivisibili e fondate, avendo omesso di tenere in considerazione tutti gli scenari compatibili con le evidenze riscontrate. Tali evidenze di sicuro attestano come insieme al surnatante siano presenti sostanze che non possono derivare solo da attività della raffineria, e d’altro canto rimandano ad attività e processi non sufficientemente analizzati per escluderne la responsabilità, piena o parziale, tanto nella genesi quanto nei supposti movimenti degli inquinanti nel sottosuolo».
L’unico conforto arriva dalle conclusioni «che scagionano completamente l’attuale gestione della raffineria dall’aver causato qualsiasi inquinamento, poiché le ipotesi accusatorie fanno riferimento a eventi di trent’anni orsono». Cosa abbiano pattuito in merito gli ungheresi della Mol con la vecchia proprietà è affare loro. La replica si curva e rovescia in rivendicazione. «Ies e il Gruppo Mol ribadiscono con orgoglio come oggi la raffineria non sia fonte attiva di inquinamento: non a caso i controlli conclusi con la supervisione di Arpa e Asl su tutti i serbatoi, le condotte e il sistema fognario e di raccolta acque reflue, hanno escluso qualunque perdita». Nell’elenco delle cose fatte durante gli ultimi due anni figurano «19 nuovi pozzi dedicati al recupero del surnatante e 11 nuovi piezometri. Oggi i pozzi in azione sono quasi 50». In coda la difesa ostinata si stempera. «Nonostante questa ordinanza, Ies conferma il proprio impegno nel mantenere aperto il dialogo e la collaborazione con tutti gli enti e le autorità competenti».
Igor Cipollina