19 ottobre 2012 - Gazzetta di Mantova - Benzina in libera uscita dalle condutture mozzate
Duecentocinquantamila metri quadrati di inquinanti: come e quando si è formato il lago di idrocarburi sotterranei che galleggia sopra alle acque di falda e minaccia i laghi veri, quelli formati dal Mincio? La ricostruzione di decenni di avvelenamento è complicata e le ordinanze emesse dalla Provincia lunedì servono solo a scrivere qualche pagina della storia del petrolchimico.
Dal documento con cui palazzo di Bagno sancisce le responsabilità della raffineria spunta un frammento da brividi: condotte sezionate e poi rimosse e sversamenti di benzina per centinaia di chili lungo l’asse sotterraneo che conduce dalla Ies alla ex Polimeri Europa.
Arpa, l’ente che ha lavorato alle rilevazioni, ha studiato carte venute a galla anche grazie al processo Montedison nel quale vanno a giudizio manager accusati per la morte di settandue dipendenti. Una battaglia giudiziaria utile anche a togliere il velo a chili di carta preziosi per ricostruire i cicli produttivi e le eventuali responsabilità.
Nella mole di documenti ce ne sono due in particolare che la Provincia cita nell’ordinanza recapitata alla raffineria ora di proprietà degli ungheresi di Mol: uno risale al 1967 (il decreto interministeriale per l’aumento della pressione dell’oleodotto Mantova-Venezia-Porto Marghera) e uno al 1983 (richiesta di cambio di destinazione oleodotto collegante raffineria Icip con Montepolimeri). Dalle carte emerge che esistevano tre tubazioni interrate, costruite e possedute da Icip (ora Ies), per il trasporto di olio combustibile, benzina grezza e benzina ottanica dalla raffineria alla Montepolimeri (poi Polimeri Europa) e per far viaggiare benzina Bkr in direzione contraria. È la stessa Ies a dichiarare che nel 1986 le condotte sono state «sezionate e rimosse» e mai sottoposte a operazioni di manutenzione.
Nel 1994 invece Icip comunicò di aver riscontrato «uno sversamento di vecchia data» e quindi una contaminazione del terreno da benzina Bkr in un’area tra via Brennero e la raffineria di 1.500 metri quadrati. Icip aggiunse che «la benzina che impregna il terreno ammonta ad alcune centinaia di chili mentre quella in fase libera è presente in quantità più elevata». Nello stesso documento del 1994, la raffineria precisò che l’area interessata è attraversata da alcuni oleodotti e dalla fognatura e che «la profondità massima raggiunta dal vecchio sversamento di benzina Bkr è quella del livello piezometrico della prima falda che si mantiene intorno ai sei metri dal piano campagna». Icip scriveva anche che «sono ovviamente esclusi inquinamenti a profondità maggiori, dal momento che tutti questi prodotti petroliferi hanno un peso specifico inferiore a quello dell'acqua e quindi vengono sostenuti dalla frangia capillare della falda freatica».