19 ottobre 2012 - Gazzetta di Mantova - Ordinanza snobbata? Si va in Procura

Petrolchimico, la Provincia denuncerà chi non risana. Ma non ha i fondi per intervenire e poi girare il conto alle aziende

di Gabriele De Stefani

Nel guazzabuglio dei mille passaggi burocratici e legali che rendono lentissimo il percorso verso il risanamento del petrolchimico, l’ordinanza che attribuisce alla Ies la responsabilità dell’avvelenamento dell’area che va dalla raffineria alla Belleli è un significativo passo avanti nell’accertamento delle colpe e dunque nella semplificazione del quadro. Ma sempre nel guazzabuglio si resta: chi si aspettava svolte imminenti sul piano operativo resterà deluso. Lo dimostrano gli scenari che si aprono per Ies e Industria colori Freddi. Le due aziende hanno reagito in modo diverso a un verdetto molto simile (entrambe colpevoli), eppure tutte e due hanno una certezza: a breve nessuno avrà la forza di dare seguito al provvedimento e metterle alle strette. L’Ilva, per intenderci, non abita qui.

Discorso a parte sul fronte giudiziario: «Se alle scadenze fissate le aziende non avranno rispettato le ordinanze, le carte andranno in Procura e i magistrati faranno le loro valutazioni» afferma Giancarlo Leoni, il dirigente dell’amministrazione provinciale che ha firmato i provvedimenti. Per Freddi la prima deadline è tra poco più di una settimana, per la Ies è tra un mese ma sarà congelata dall’annunciato ricorso al Tar.

Ma, tornando agli sbocchi operativi, la procedura resta farraginosa. Prendiamo il caso più facile, cioè quello del Colorificio di Romano Freddi che ha detto chiaro e tondo che non rispetterà l’ordinanza: né lavori né ricorso alla giustizia amministrativa. Che cosa gli succederà? Le carte andranno in Procura: su questo, come dice Leoni, non c’è dubbio. Ma chi risanerà? La Provincia ha aperta la strada per un intervento in via sostitutiva, cioè può bonificare e poi mandare il conto a Freddi. Il problema è che non ha i soldi per anticipare i pagamenti, bloccata dal Patto di stabilità e da una cassa sempre meno ricca (al di là della minaccia di soppressione dell’ente). Peraltro ci vorrebbero risorse imponenti, anche facendo riferimento ai bilanci della Provincia dei tempi d’oro. Leoni allora dice che «servirebbe l’aiuto economico del ministero o della Regione». Cioè l’apertura di un tavolo ad hoc, l’ennesimo in quasi dieci anni dalla dichiarazione del sito di interesse nazionale.

E nell’area Ies-Belleli, quella nettamente più significativa? Nel terreno che sta sotto la raffineria l’emungimento dei veleni è già in marcia con i pozzetti che aspirano il surnatante e in questo senso, aggiunge ancora Leoni, «l’ordinanza serve ad accelerare e integrare il lavoro». È dall’altro lato di via Brennero che nulla si è ancora mosso, perché la Belleli si è sempre dichiarata estranea (e ora la Provincia le dà ragione).

Eppure, nonostante l’ordinanza lo imponga, non si puà dire che la raffineria inizierà presto ad aspirare idrocarburi anche dal terreno ammalato in area Belleli. Prima c’è la richiesta di sospensiva: se il Tar la concederà, bisognerà aspettare i tempi lunghi della giustizia amministrativa per avere una sentenza; e se anche Brescia non dovesse dire sì alla richiesta di fermare il provvedimento, tornerebbero le difficoltà economiche della Provincia a scendere in campo con l’intervento in via sostitutiva. Difficoltà peraltro aggravate da considerazioni di opportunità, perché rischierebbe di essere azzardato andare alla prova di forza con la spada di damocle del ricorso sulla testa: la Ies punta a vedere almeno in parte ridimensionate le sue responsabilità.