commento sulla serata

Proprio nei giorni in cui si sta celebrando il quattrocentesimo anniversario del magnifico Orfeo, che ebbe il proprio battesimo a Mantova e che resta nella storia della musica come l’autentica opera che diede il via al melodramma, viene purtroppo da chiedersi, un po’ paradossalmente, se abbia davvero senso mantenere ancora viva nella nostra città la tradizione della lirica.

I dubbi, frutto della delusione, si basano sui numeri. Ne forniamo un esempio concreto.

Mercoledì sera l’Orfeo è stato presentato in anteprima nel fojer del Sociale a cura della direzione del Teatro e dell’Accademia Nazionale Virgiliana. Relatrice la brava e preparatissima Paola Besutti, docente universitaria di musica e membro della giuria, (presieduta dalla famosissima Raina Kabaivanska), che una settimana fa aveva esaminato i primi 60 del grande concorso internazionale di voci monteverdiane, da cui sono usciti i finalisti che avranno l’onore di cantare sabato e domenica al Bibiena. Al fianco della professoressa Besutti il regista dell’Orfeo, Gianfranco De Bosio, specializzato nel settore operistico. Oltre a questi sono intervenuti tre protagonisti dell’opera, che hanno offerto al pubblico un delizioso duetto, con accompagnamento musicale.

Questo, però, il quadro desolante delle presenze: 29 persone, di cui 17 “addetti ai lavori”, tra relatori (2), protagonisti dell’opera (3), personale del Teatro Sociale (3), direzione del Sociale e dell’Accademia (4), giornalisti (4), fotografi (1); le rimanenti 12 erano formate da palchettisti (6, proprietari complessivamente di 3 palchi) e dal resto del pubblico (6).

La serata, di alto livello, si è quindi svolta per 12 persone. C’è da chiedersi come mai intere categorie della “cultura” mantovana e della formazione musicale non abbiano manifestato alcun interesse per l’iniziativa.

 

Alberto Capilupi