L'ITALIA DI BERLUSCONI SECONDO LA STAMPA ESTERA

di Alberto Capilupi

Leggo, CONDIVIDO e riporto da http://www.polisblog.it/:

I quotidiani stranieri continuano a non perdere di vista lo scandalo Berlusconi - Ruby - Bunga Bunga che sta infiammando la cronaca politica italiana, come abbiamo visto nelle ultime puntate della rassegna stampa estera di polisblog.

L’autorevole The Economist ad esempio, si è concentrato su una prima, grande differenza tra l’Italia e il resto del mondo:

La soluzione a questa crisi che si potrebbe suggerire nella maggior parte degli altri paesi è stata categoricamente esclusa dal Presidente del Consiglio il 18 gennaio. “Rassegnare le dimissioni?”, ha chiesto i giornalisti, “siete matti?” Ancora una volta sembra determinato a non affrontare le critiche che avrebbero convinto personaggi pubblici più normali al ritiro, magari in un monastero.

Questo è il settimo scandalo sessuale in cui è stato coinvolto personalmente Berlusconi. Ma, come dimostrato dai precedenti, i meccanismi che guidano i politici altrove in realtà non si applicano in Italia, o almeno non per Berlusconi. La maggior parte dei leader politici degli altri paesi sono convinti, dai loro stessi seguaci e “per il bene del partito” ad andarsene prima che tutte le accuse arrivino in tribunale. Ma da quando, nel 2005, una legge elettorale introdotta dal precedente governo Berlusconi, ha reso i parlamentari italiani interamente dipendenti per la rielezione dal loro leader, che decide dove collocare i candidati delle liste di partito, questo tipo di ribellioni sono quasi impossibili da organizzare. Ciò è particolarmente vero nel Popolo della Libertà (PdL), movimento fondato dal Presidente del Consiglio, molti dei cui deputati devono la loro carriera politica a Berlusconi. (..) Restano due grossi questioni dovuti a questa situazione incerta. Uno è che il governo, che non ha potuto fare molto negli ultimi due anni a causa del suo leader più volte distratto dai problemi che egli stesso ha creato, resterà inerte per i mesi a venire, incurante dei problemi economici dell’Italia. Il secondo rischio, forse maggiore, che è stato suggerito da Berlusconi questa settimana, è che egli potrebbe chiedere un nuovo mandato per annientare l’indipendenza del potere giudiziario in un’elezione che potrebbe minacciare le fondamenta, vecchie di 150 anni, del suo paese. Povera Italia.

In Francia L’Express ha ripercorso le tappe principali della vicenda, in un articolo titolato ironicamente “Rubygate: Berlusconi Urbi et orgies“:

Per far sì che quei guastafeste della polizia la rilasciassero, Berlusconi aveva inizialmente spiegato loro, che si trattava della “nipote di Mubarak”, il presidente egiziano. “Si, ed io sono la regina Nefertiti”, ha ribattuto ironicamente una p.m. di Milano. La battuta non sarebbe che l’ennesimo episodio di avventure a metà strada tra il Satyricon su megaschermo ed un film di second’ordine se ne esistessero oggi, alla procura, 389 pagine di atti ed intercettazioni telefoniche vietate ai minori di 16 anni. Al centro di tutte queste finezze, una giovane partecipante riferisce, in uno sprazzo di lucidità, un interrogativo che tutti si pongono: a forza di passare le sue notti “a toccare il culo alle ragazze davanti a tutti, mi chiedo come faccia il giorno dopo a lavorare”. L’Europa è sbalordita, il debito pubblico italiano ha raggiunto il 118% del PIL, i giovani sono disperati e Silvio ama le donne. Almeno con lui, non ci si annoia mai nel grande cabaret che governa l’Italia da 15 anni, mescolando con noncuranza l’esibizione del privato e la bassa concezione della donna e della politica, entrambe comprabili. Duemila italiane, indignate, hanno firmato una petizione per spiegare a Berlusconi, che grida al complotto, che tutte le donne del paese non sono delle puttane. A parte ciò, il “sexgate” non cambia nulla, per il momento, per quanto riguarda il voto. Secondo un recente sondaggio, la metà del paese (49%) pensa che il presidente debba dare le dimissioni, l’altra metà (il 45%), no. Perchè?