PRIMA E SECONDA REPUBBLICA

di Alberto Capilupi

Rimpiango, da molti anni, la prima repubblica, quando c'era il sistema proporzionale e i governi duravano poco tempo. Il presidente del consiglio si metteva nei pasticci con qualche grana politica o personale? Nessun problema: lo si faceva cadere in poche ore e qualche giorno dopo partivano le consultazioni per far nascere un altro governo, in qualche caso con il medesimo premier (facendo in questo caso impazzire i commentatori stranieri, da sempre incapaci di interpretare la politica italiana). Nella prima repubblica non c'era il maggioritario, cioè non c'era il regalo (in altri tempi definito "truffa") alle coalizioni che avevano vinto le elezioni con una maggioranza relativa. Nella prima repubblica comandavano i partiti e nei partiti non c'era un capo assoluto: c'erano le correnti, che facevano riferimento a ben precisi politici. Se qualcuno voleva fare il ducetto come presidente del consiglio o come ministro, veniva immediatamente "bruciato" dai suoi principali nemici (unica eccezione Craxi, il primo vero erede di Mussolini), che erano quasi sempre i capi delle correnti limitrofe. Insomma, nella prima repubblica c'era un'oligarchia dei partiti e delle correnti. I governi duravano poco, ma c'era un ricambio a distanza di poco tempo. Si parlava spessimo di "crisi", nel senso che il governo aveva i giorni contati. Ma c'era stabilità, perchè non c'è mai stata la sensazione che si potesse uscire dalle regole della democrazia, basata essenzialmente sul consenso (quello dei numeri veri, non quello dei regali), sui partiti e sulle correnti.

Con la seconda repubblica si è invece imboccata la strada truffaldina del maggioritario, del manicheismo bipolare (del male e del bene, attribuiti ai nemici e agli amici), dell'indifferenza sociale, del controllo dell'informazione, del ritorno fascista al culto della personalità del capo (anche se malato di delirio di onnipotenza, di conclamata impotenza sessuale e di indegnità morale), dell'abuso legislativo, del conflitto di interessi, dell'attentato alle istituzioni e alla costituzione, del vilipendio alla bandiera e all'inno nazionale, della xenofobia, del pericolo secessionista, della sistematica umiliazione dei più elementari princìpi della democrazia, fino ad arrivare, con l'inaccettabile "porcellum", allo spudoratissimo scippo della possibilità di scegliere i propri parlamentari . C'è dunque da chiedersi: qual è il vantaggio di questo sistema? Quello della presunta stabilità? Ma è vantaggioso per l'Italia avere per cinque anni un governo come quello capeggiato da B, cioè un governo che non governa? Possiamo accontentarci della stabilità di un governo che non governa? Fino ad ora (ma ancora per poco, speriamo) è stato stabile ed inamovibile solo B, ma in quale senso c'è stata stabilità per l'Italia? Casini si è reso conto per primo che il meccanismo non funzionava. Adesso se ne è accorto anche Fini. Bossi lo sa perfettamente che non funziona, ma bisogna chiedersi che cosa veramente gli interessi. Forse l'Italia? Alzi la mano chi ci crede. Non l'ha mai detto nemmeno lui. E neanche i suoi ministri. L'Italia - loro - non la nominano neppure. Mai. Perchè la odiano. 

Bossi, la bandiera dell'Italia, la usa per spazzarsi il c..., come carta igienica. (*)

Le "camicie verdi" della Lega sognano di bruciare il tricolore (**)

(*) (da http://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Bossi):

Bossi è stato condannato per il reato di vilipendio alla bandiera italiana per averla in più occasioni, il 26 luglio e il 14 settembre 1997, pubblicamente offesa usando, nella prima occasione la frase "Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo", nel secondo caso, rivolto ad una signora che esponeva il tricolore, "Il tricolore lo metta al cesso, signora", nonché di aver chiosato "Ho ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore".

Per la prima affermazione, Bossi è stato condannato il 23 maggio 2001 ad un anno e quattro mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena; il 15 giugno 2007 la Prima sezione penale della Cassazione, respingendo il ricorso presentato dalla difesa, lo ha condannato in via definitiva. Per il secondo evento si è ricorso alla Camera, nel gennaio 2002, che non ha concesso l'autorizzazione a procedere nei confronti di Bossi (allora ministro delle Riforme) per l'accusa di vilipendio alla bandiera, ma la Consulta ha annullato la delibera di insindacabilità parlamentare, nella sentenza 249 del 28 giugno 2006.

All'inizio del 2006 la pena prevista per il reato di opinione è stata modificata, dall'originaria detentiva (che prevedeva fino a tre anni di reclusione), ad una pecuniaria (multa fino al massimo di 5000 euro). Bossi ha chiesto poi che anche la multa gli venisse tolta, in quanto europarlamentare, ma la Cassazione ha rigettato il ricorso confermando la condanna a pagare 3000 euro di multa.

(**) http://www.youtube.com/watch?v=YqzE9klgOuo