Sic transit gloria mundi
di
Alberto Mazzocchi
Dall’11
Novembre 2010 Guido Bertolaso non è più il capo del Dipartimento della
Protezione Civile, è andato ad
ingrossare le fila dei pensionati. Aveva già ricoperto quell’incarico per
circa un anno, dal Giugno 1996 al Luglio 1997 con Prodi Presidente del Consiglio
ed era poi ritornato al vertice del Dipartimento nel Settembre del 2001 durante
il II Governo Berlusconi e vi è rimasto sino a pochi giorni or sono. Durante
questi nove anni lo abbiamo visto accorrere ovunque ci fosse una emergenza e in
Italia, purtroppo, di emergenze ce ne sono in continuazione , di tutti i tipi.
Era quindi diventato, apparendo dagli schermi dei televisori, un ospite fisso o
quasi dei nostri pranzi e cene.
Sempre
lucido, controllato, affabile era capace di tranquillizzare sindaci confusi e
spaventati e popolo angosciato e piangente di fronte ad argini crollati, campi
sommersi, colate inarrestabili di lava, boschi in fiamme, colline liquefatte,
cumuli di macerie polverose. Bertolaso, con l’immancabile divisa del
Dipartimento, era ovunque ci fosse da sanare ferite ed infondere coraggio e, tra
una catastrofe e l’altra, tra un terremoto ed una eruzione, ha organizzato in
modo impeccabile il Dipartimento e tutta la Protezione Civile ottenendo
innegabili ottimi risultati. Grazie al lavoro suo e di tutti i validi e motivati
collaboratori di cui si era circondato sono finite le aspre lamentazioni per
il ritardo con cui si muovevano i soccorsi, per la scarsità di uomini, mezzi ed
attrezzature ma, purtroppo, è nata la cultura dell’emergenza, figlia
prediletta del governo del fare .
Se
fosse stato assecondato ed
ascoltato da una buona parte dei più di 8000 sindaci italiani tanto bravi nel
piangere davanti alle telecamere in occasione di disastri in gran parte
evitabili quanto accaniti nel distruggere il territorio con politiche edilizie
dissennate e nel non prestare ascolto alle leggi (quanti Sindaci sanno di essere
responsabili di Protezione Civile nell’ambito del loro Comune e quanti sanno
dei doveri e delle responsabilità che, a causa di ciò, gravano sulle loro
spalle?), certamente la Protezione Civile avrebbe riportato vittorie
significative.
Per
anni il dottor Bertolaso, medico specializzato in malattie tropicali, ha operato
con governi di sinistra o di destra sempre raccogliendo successi, encomi, elogi,
gratitudine e venerazione. Poi, quasi senza segni premonitori, il razzo che lo
portava sempre più in alto ha improvvisamente invertito la corsa percorrendo il
ramo discendente della parabola tra scossoni violenti, critiche aspre e guai di
ogni sorta: una marcia che sembrava inarrestabile in breve tempo si è
trasformata in una rovinosa caduta,
dalle stelle alle stalle.
Perché
è avvenuto questo disastro … cosmico? Che cosa e chi ha inceppato una
macchina perfetta? Per rispondere a queste domande bisogna munirsi di pazienza
ed immergersi, per il tempo più breve possibile, dentro il mare di leggi,
decreti, circolari e regolamenti che governano la vita della Protezione Civile.
Siamo
nel Febbraio del 1992 e, dopo una gestazione lunga e tribolata, vede la luce la
legge n. 225 che istituisce il Servizio Nazionale della Protezione Civile.
L’articolo
2 della 225 stila una graduatoria degli “ eventi naturali o connessi con
l’attività dell’uomo ” in base a gravità ed estensione così che si
passa da situazioni gestibili a livello locale ad emergenze che, per estensione
del territorio colpito e danni causati, richiedono di essere affrontate con modi
e mezzi del tutto eccezionali.
In
questi casi infatti l’articolo 5 prevede che
il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio,
dichiari lo stato di emergenza e nomini il commissario delegato.
L’emergenza,
è ovvio, non può essere affrontata efficacemente ricorrendo a mezzi ordinari
per cui al commissario viene concesso il potere di ordinanza.
Il
commissario delegato quindi, per “ l’attuazione degli interventi di
emergenza ”, può provvedere “ anche a mezzo di ordinanze, in deroga ad ogni
disposizione vigente e nel rispetto dei principi dell’ordinamento giuridico
“.
Fin
qui niente da dire: in emergenza non si può tentennare o rallentare, bisogna
muoversi, bisogna agire senza pastoie e senza ritardi e poi siamo di fronte ad
eventi naturali o legati all’attività dell’uomo che si manifestano
violentemente ed improvvisamente con conseguenze disastrose sulla vita e sui
beni dei malcapitati.
Nel
Novembre del 2001, con Bertolaso ritornato al Dipartimento da un paio di mesi e
Berlusconi Presidente del Consiglio da cinque, viene emanata la legge n. 401 il
cui articolo 5, al comma 1, stabilisce che “ Il Presidente del Consiglio dei
Ministri … promuove e coordina le attività delle amministrazioni centrali e
periferiche dello Stato, delle regioni,delle province, dei comuni, degli enti
pubblici nazionali e territoriali e di ogni altra istituzione ed organizzazione
pubblica e privata presente sul territorio nazionale, finalizzata alla tutela
dell’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente dai
danni derivanti da calamità naturali , da catastrofi o da altri grandi eventi
che determinino situazioni di grave rischio …” Al comma 4 dello stesso
articolo si stabilisce che “ Per lo svolgimento delle attività previste dal
presente articolo il Presidente del Consiglio dei Ministri … si avvale del
Dipartimento della Protezione Civile …”
Il
comma 5 dell’articolo 5 bis della 401 afferma che: “ Le disposizioni di cui
all’Art. 5 della legge 24 Febbraio 1992, n. 225 si applicano anche con
riferimento alla dichiarazione dei grandi eventi rientranti nella competenza del
Dipartimento della Protezione Civile e diversi da quelli per i quali si rende
necessaria la delibera dello stato di emergenza.”
Ecco
che il potere di ordinanza, all’inizio previsto per affrontare emergenze e
catastrofi viene esteso anche ai cosiddetti grandi eventi, ad eventi cioè la
cui definizione è affidata al Presidente del Consiglio e la cui gestione è
affidata al Dipartimento della Protezione Civile. Il commissario delegato ha
poteri enormi, non è soggetto ad alcun controllo preventivo e può agire
contando su fondi la cui consistenza è avvolta dal mistero. Insomma emergenza,
grande evento, commissario e ordinanza sono i grimaldelli con cui aprire tutte
le porte
Dal
2001 infatti, con la legge 401, inizia la grande cavalcata: non c’è
terremoto, eruzione, inondazione, disastro, morte o elezione di Papi (si badi
che qui Papi è usato come plurale di Papa), dibattito, incontro, convegno,
congresso o fatto sportivo che non sia dichiarato grande evento con nomina,
ovviamente, del relativo commissario delegato.
Tutto
ormai è emergenza o grande evento e così si apre un varco gigantesco
attraverso cui passano spese da capogiro, legate ad interventi dai risultati non
sempre felici.
I
grandi eventi muovono grandi masse e le grandi masse, per muoversi, hanno
bisogno di infrastrutture e strutture. Come è ben noto le strutture e le
infrastrutture stimolano appetiti smodati, da soddisfare senza andare troppo per
il sottile, di politicanti, affaristi, costruttori semi falliti: tutti si
affollano come mosche sul miele attorno alla Protezione Civile, ormai snaturata
anche per la frenesia del governo del fare. Gli affamati parlano al telefono
senza troppe cautele e, disgraziatamente per loro, ci sono i soliti magistrati
che ascoltano e che fanno le pulci a Tizio, Caio e Sempronio senza badare ad
amici, soci occulti e protettori.
Anche
sull’operato del Nostro calano nubi minacciose annuncianti tempesta. Emergono
comportamenti non limpidi legati a strani massaggi praticati da massaggiatrici
particolari, affitti non pagati e magagne macroscopiche legate all’operato dei
più stretti collaboratori. All’improvviso Bertolaso non è più il cavaliere
senza macchia e senza paura, la madonna pellegrina consolatrice di tutti i
nostri mali, il domatore dei marosi ed il dominatore dei terremoti. Rapidamente
gli viene affiancato il sostituto ed in pochi mesi lo si lascia andare in
pensione senza squilli di tromba e sventolio di fazzoletti, come un travet
qualunque.