DOPO LA BERLUSCONITE L'ITALIA RISCHIA DI MORIRE DI BOSSITE.
di Mario Sella
La malattia gravissima che questo povero Paese ha contratto dopo lo sfarinamento dei tradizionali partiti usciti da una guerra e da una dittatura ventennale con un atto di altissima civiltà, elaborando e votando assieme la nostra Costituzione, rischia ora, dopo la Berlusconite contro la quale sembrano attivarsi i primi anticorpi, di aggravarsi con una complicazione ancora più grave e mortale quale è la Bossite.
Sgombriamo subito il campo che ad amare e difendere questo Paese ricco di valli, di montagne e di pianure, sia solo una parte della gente che lo abita: tutti i suoi abitanti, dalle più alti valli alpine ai paesi più remoti del mezzogiorno, da destra e da sinistra, non possono che amarlo e difenderlo. Non esiste una primazia, della destra , della Lega o della sinistra in questo.
Ma l’amore che questa gente ha per questo nostro Paese, l’amore, questo si, è diverso.
Come nelle famiglie, l’educazione di un figlio risente della cultura, dell’educazione che i genitori hanno ricevuto, così nell’amare questo nostro Paese, la gente risente di quanto ha appreso nell’esperienza della vita, dei valori che hanno assunto a guida della loro vita.
L’accusa che la Lega porta alla sinistra di volere snaturare questo Paese, accogliendo ed amando gli sventurati che vi approdano con negli occhi ancora tutto l’orrore della fame e delle guerre che travolgono le loro terre, è una accusa non solo ingiusta, ma anche profondamente sbagliata da un punto di vista “utilitaristico”, dell’interesse proprio del nostro paese, che sembra stare a cuore a questi nostri concittadini. Gli immigrati, quasi tutti in età lavorativa, si presentano spesso in modo disordinato, clandestino, questo è vero, e nessuno auspica che questo avvenga, ma avviene comunque, sia che governi la destra o la sinistra, però provate a chiedere a quanti nelle nostre campagne hanno della frutta da raccogliere, della verdura da coltivare, delle vacche da mungere e curare, a quanti nelle fonderie del bresciano hanno degli altiforni da alimentare o nelle concerie dell’Agno hanno delle botti da svuotare, che cosa farebbero senza questa gente.
I nostri figli gli allattiamo, gli alimentiamo in lunghi anni di crescita, gli educhiamo in anni di scuola con un impegno e una spesa individuale e collettiva notevole e alla fine sono pronti per un lavoro. Questa gente, invece, è già pronta per il lavoro, non abbiamo speso nulla, ne individualmente ne come paese. Tutto il valore aggiunto che questi giovani sono in grado di portare va a detrimento della ricchezza dei paesi nei quali sono cresciuti e sono stati educati. Questo, si, è profondamente ingiusto ed avrebbe bisogno di un risarcimento da parte del nostro paese o dei paesi nei quali approdano. Pensate quanto stupida può essere l’idea di chiudere le frontiere per non venire “contaminati”. Sarebbe come se le banche chiudessero gli sportelli per non venire ogni tanto rapinate. Quello che dovrebbe essere dirimente, su questa faccenda, è però il fatto che i nostri concittadini non hanno più voglia di fare figli. Anche quelli che si atteggiano a strenui difensori dell’identità padana, dovrebbero fare un poco di conti. Senza l’apporto di queste giovani vite, la nostra popolazione è destinata ad estinguersi nel giro di poche generazioni ed allora, si, addio all’identità padana ed italica che è quello che più importa. Su come gli immigranti vengano accolti, sul loro trattamento, è stato scritto molto ed è veramente difficile riuscire a fare peggio di quanto sta facendo questo governo. Vorrei solo ricordare una cosa a chi non vuole il minareto accostato al campanile del paese: in un mondo sempre più globalizzato, dove le nostre industrie sono costrette ad esportare in tutti i paese del mondo per sopravvivere, questi immigrati sono il biglietto da visita più prezioso che un paese possa esibire per penetrare nei loro paesi. Per favore, cari compatrioti leghisti, anche la dove voi amministrate o vi apprestate ad amministrare, alzate lo sguardo al mondo che, anche se rotondo, lascia intravvedere quanto esso sia variegato e bello la dove esso accoglie il volo di un uccello, massimo simbolo della libertà.