IL CAIMANO VENDERA’ MOLTO CARA LA PELLE

di Mario Sella

            Per chi avesse pensato di fabbricarsi, a buon mercato, una borsetta o una elegante cintura con la pelle del “Caimano”, dovrà ricredersi molto presto. Quando si è chiusi all’angolo, quando ogni via di fuga è preclusa, anche il più rassegnato degli uomini trova la forza di dare il meglio di se; figuriamoci un animale da combattimento, temprato da mille battaglie come Cesare dopo le Gallie, quale reazione potrà avere.

“Io non mi dimetterò mai, mai, mai”, sono state le sue parole da Seul, la capitale di un paese che ha preso molto dall’Italia, ma che ha conservato ancora lo spirito di sacrificio che noi sembriamo avere scordato. Il ricordo di questo paese, la Corea del Sud, mi offre l’occasione per rammentare quale sia stato uno dei peggiori “delitti” che il Caimano abbia commesso nei confronti del nostro Paese, ben prima della sua “discesa in campo”. La conquista di tre televisioni nazionali, con l’aiuto di amici politici molto compiacenti ed altrettanto bene remunerati, ha dato inizio ad un corrompimento della cultura e del pensiero di molti nostri connazionali che hanno visto, la vita ed il lavoro quotidiano, trasformato in una telenovela o in un bel gioco a premi, dove tutto era facile e tutto veniva benevolmente elargito.

Il suo successivo trionfo politico è dovuto, in grande parte, a questa semina decennale che ha prodotto una “illusione”, una immagine della vita che nel resto del mondo è sempre stata dura e difficile, come è già diventata e sempre più sarà nel nostro paese, dove la “sbornia” sembra finita.

Dimettiti! È stata l’ingiunzione di chi, sostenendolo da quindici anni, ha contribuito non poco a portarci nella situazione disastrosa, ma sarebbe meglio dire “tragica”, nella quale ci troviamo.

Ma è una pia speranza pensare che deporrà le armi consegnandosi al suo destino di plùriindagato da molte Procure e cercato da molti Tribunali della Repubblica.

L’unica ragione della sua avventura politica è stata quella di preservarsi da “persecuzioni” giudiziarie che presagiva imminenti dopo la caduta del suo protettore e mentore politico.

Ora non gli basta lo scranno di parlamentare, l’immunità lo copre soltanto come Presidente del Consiglio in carica o, Dio non voglia, come Capo dello Stato.

Le sue prossime mosse saranno molto violente (ha parlato di guerra), ma non sono sicuro che i suoi legionari delle Gallie, i veterani, lo seguiranno compatti. Certo, le nuove leghe nominate di recente in Parlamento, non avendo nulla da perdere, lo seguiranno fino alla morte “politica”. Speriamo soltanto che l’agonia sia breve; l’Italia deve tornare a respirare una speranza, trovare la voglia, che è solo ricoperta da un velo, di lottare e riscattarsi. I giovani meritano di più!