CHE FATICA RICOMINCIARE.

            E’ la vigilia del 25 aprile e quando sarà pubblicata questa nota, se mai sarà pubblicata, il giorno nel quale si festeggia la liberazione sarà alle nostre spalle (nella mia valle prealpina i tedeschi se ne andarono il 26 aprile, lasciando alle loro spalle una scia di ferro e di fuoco con interi villaggi bruciati) e tutte le memorie, anche tutta retorica sarà già trascorsa per ricominciare una normale vita quotidiana. Ma non è proprio così. I segnali di una “rinascita”, meglio sarebbe dire “rigurgito”, di sentimenti che hanno dato origine al fascismo ed al nazismo sono ormai evidenti e non si nascondono più, arrivando alla spudoratezza di usare il 25 aprile per esaltare con manifesti, un passato che sembrava alle nostre spalle, ma che sempre è pronto a risorgere come un fantasma pronto a materializzarsi. Ancora vivono migliaia di vittime di quell’impazzimento che fu il fascismo ed il nazismo, ed ecco molti giovani che nulla hanno imparato dalla storia e dall’insegnamento di genitori e docenti, ripetere gesti e perpetuare atteggiamenti che hanno come unico sbocco, l’esclusione e la violenza. A cosa è servito svegliarsi, bimbo, nel cuore della notte piangendo per i morsi della fame e vedere una madre che toglie dalla sua scarsa colazione del giorno seguente per otto ore di lavoro, un pezzo di pane per tacitare quel pianto, mentre l’aria è scossa dalle bombe che cadono in lontananza? Nulla! Noi, vittime innocenti di una ideologia di violenza e sopraffazione, privati dell’affetto dei padri negli anni in cui la figura paterna è più importante per una crescita armonica, conosciamo bene le conseguenze di una rottura del patto di unità e di solidarietà che una società deve sempre evitare. Ma evidentemente non siamo riusciti a trasmettere questi nostri sentimenti alle giovani generazioni perché diventi patrimonio comune. Perché ripetere esperienze, percorrere strade che altri hanno già sperimentato essere deleterie? Le nuove generazioni non accettano “consigli”, ritengono, in un certo senso, d’essere unici ed irripetibili nella loro capacità di affrontare le vicende della vita. Non sanno che tutto è già stato scritto, tutto è già stato detto in modi che difficilmente possono essere superati, ma la voglia di cimentarsi, di “ricominciare” è in loro irrefrenabile e la fatica è, forse, inevitabile.

Mario Sella V. Carso 2 Mantova T. 3334286408