FINALMENTE IL POPOLO ITALIANO HA BATTUTO UN COLPO
di Mario Sella
Era forse necessario un avvenimento importante come il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia perché il popolo italiano, indipendentemente dalla sua appartenenza politica, facesse sentire la sua voce, alta e forte come non mai, per dichiarare l’orgoglio d’appartenere ad una Nazione tra le più civili del mondo: “una ed indivisibile”, come ha ricordato il nostro Presidente Giorgio Napolitano. Dobbiamo a Carlo Azelio Ciampi ed a Giorgio Napolitano un grande ringraziamento per avere saputo “risuscitare” nel cuore di molti nostri concittadini, la consapevolezza del bene prezioso rappresentato dall’unità nazionale nella diversità, che deve essere riconosciuta, ma mai disgiunta dalla consapevolezza d’appartenere ad un unico destino.
Non voglio essere retorico, ma quando si affrontano problemi che coinvolgono inevitabilmente “il bene comune”, è difficile evitare di usare parole che, giustamente, devono essere usate con molta parsimonia.
Si, mi sento orgoglioso d’appartenere al popolo italiano, dalla Vetta d’Italia all’ultimo lembo delle nostre isole accarezzate dal Mediterraneo.
Questo non mi impedisce, però, di percepire quanto questa appartenenza sia diventata “stretta”, in un mondo sempre più “interdipendente” e soggetto a subire le conseguenze di comportamenti “sbagliati” che altri popoli possono tenere. Le conseguenze delle radiazioni dell’esplosione della centrale di Chernobyl o di una eventuale esplosione della centrale di Fukushima, non possono essere relegate ad un territorio ristretto o ad un singolo Stato, ma si riverberano su tutto il pianeta.
Questo fatto ci dovrebbe far comprendere quanto sia “illusorio” pensare di rinchiudersi in una ridotta, lasciando che il resto del mondo vada per proprio conto.
Forse l’uomo, come mai in passato se escludiamo la torre di Babele, ha pensato di farsi “simile a Dio”, creando qualche cosa che in natura non esiste (uranio arricchito e plutonio, il veleno più potente che mai sia stato immaginato) e credendo di dominarla. Abbiamo visto chiaramente che l’eventuale impiego dell’arma atomica o dell’energia contenuta nelle centrali atomiche, non è controllabile e che tutto può sfuggire dalle nostre mani. Quello che è avvenuto in Giappone non dovrebbe lasciare alcun dubbio sulla necessità di abbandonare ogni idea di impiegare una fonte di energia che può sfuggire ad ogni controllo e provocare danni non immaginabili. Soltanto l’orgoglio intellettuale di alcuni uomini può ancora insistere a proseguire una strada che porta alle conseguenze che abbiamo già sperimentato.
Gli stessi accadimenti in Libia, che hanno visto un popolo sollevarsi contro una sanguinaria dittatura e una comunità internazionale tentennare a lungo prima di decidersi ad intervenire per evitare il massacro di una popolazione ormai inerme di fronte alle truppe mercenarie del dittatore, ci hanno posti di fronte alla necessità di un legame sempre più stretto, non solo a livello europeo, ma internazionale. Non si tratta di rinunciare totalmente alla propria sovranità nazionale, ma di delegare sempre più poteri ad organismi sovranazionali per permettere la “sopravvivenza” di questo piccolo pianeta. Non sto volando troppo alto, è il mondo che è diventato veramente piccolo.
Mario Sella V. Carso 2 Mantova T. 3334286408 - 21.03.2011