LA SPADA DI S. GIORGIO NELLE MANI DI ILDA BOCCASSINI

di Mario Sella

            Che fosse una donna a fare giustizia del “Drago al quale si offrono vergini donzelle” (parole di Veronica Lario), forse era inevitabile, ed anche giusto, se consideriamo a quale livello, Berlusconi Silvio, le aveva poste.

Tutta la faccenda è di uno squallore difficilmente eguagliabile, ma la cosa che sorpassa ogni limite, è vedere i numerosi “famigli” (non saprei come altro chiamarli) presentarsi nelle varie trasmissioni televisive e tentare di difendere (difendere?) l’indifendibile. Si vede chiaramente che essi stessi non credono a quello che dicono, i lineamenti del volto sono tesi, quasi al limite della rottura dei capillari, ma sono costretti a parlare, a dare fiato a quelle bocche tirate in un sorriso che ricorda quello del loro padrone (l’uomo che ride, dell’indimenticabile romanzo di Victor Hugò).

Che la telefonata di Berlusconi, da Parigi alla Questura di Milano, fosse finita “a tarallucci e vino”, come sembrava dopo la comunicazione del Ministro degli Interni Maroni al Parlamento italiano, ma soprattutto dopo il comunicato del Capo della Procura di Milano Bruti Liberati, poteva convincere soltanto chi “voleva” che finisse in questo modo, ma chi conosce un poco la macchina della giustizia, sapeva bene che, sotto la cenere, le braci erano bene accese.

La straordinaria abilità di Ilda Boccassini e della Procura di Milano in generale, è stata quella di lavorare in assoluta segretezza e discrezionalità nella fabbricazione di quella “Spada di S. Giorgio” che, nella mani di “Ilda la rossa”, potrebbe decapitare (il condizionale è soltanto scaramantico) definitivamente il “Drago”.

Quello che ancora tarda a venire è un sussulto di dignità della maggioranza di questo Parlamento (nominato e non eletto dai cittadini italiani) piegato ai più bassi voleri di un “despota” che, sembra disporne meglio di quanto non potesse fare il dittatore del ventennio mussoliniano.

Ma anche la società civile è tarda a mettersi in moto, quasi non credesse ai propri occhi, ancora incredula di quanto sta avvenendo (soltanto ieri sera, Antonio Di Pietro, parlava del suo referendum di maggio per “dare la spallata definitiva a questo regime”, come se si potesse aspettare fino a maggio, per estirpare questo male che sta distruggendo il nostro paese).

Piccoli gruppi si stanno muovendo in molte piazze d’Italia e Bersani ha programmato diecimila gazebo per raccogliere diecimilioni di firme. Meglio tardi che mai. Ma quanta immaturità, quanta miseria in questa classe politica in generale che ha dissipato un patrimonio di credibilità che, un Paese che non la merita, aveva costruito in tanti anni di duro e paziente lavoro. Lavoro di artigiani, di piccoli e grandi industriali, di operai ed umili contadini che erano riusciti a sollevare questo paese distrutto da una folle guerra. Dovranno lavorare duramente le giovani generazioni per vedere ancora una speranza davanti a loro, ma sono sicuro che riusciranno a sollevarsi nuovamente. Sono giovani preparati, seri, laboriosi e soltanto l’ignavia di una vecchia generazione che sembra avere smarrito il senso della realtà li sta ancora frenando.

Mario Sella V. Carso 2 Mantova T. 3334286408  21.01.2011