UNA LUNGA AGONIA IN UN PAESE GUIDATO DA VECCHI
L’incredibile durata sulla scena politica italiana di un personaggio come Silvio Berlusconi che è tutto, meno che un politico, non può essere giustificata soltanto con la sua enorme ricchezza e l’influenza che egli esercita sull’opinione pubblica con le sue televisioni e i suoi giornali, ma deve esserci qualche cosa d’altro che induce l’italiano medio a confermargli la fiducia.
In principio c’è stata la volontà di uscire da tangentopoli e dal corrotto sistema dei partiti, affidandosi ad un uomo nuovo, un imprenditore di grande successo, sperando che applicasse al “sistema Italia”, la stessa formula che aveva fatto grandi le sue aziende, senza sapere che cosa nascondesse quella formula. Non potendo più utilizzare i politici amici caduti in disgrazia, Berlusconi ha pensato bene di sostituirsi ad essi “salendo” in politica e riuscendo ancora una volta, utilizzando il potere del Governo e del Parlamento, a salvare le sue aziende e se stesso fino a questo momento. Si sono verificate circostanze eccezionali, ma non poco è stato aiutato dalla sinistra radicale e dalla sinistra “ortodossa”: la prima per manifesta incapacità di governare, visto che ha gettato a mare l’unico governo possibile alternativo alla destra; la seconda per la supponenza, l’arroganza intellettuale e l’ingenuità classica di chi si fa mettere nel sacco pensando di dominare la situazione.
Non essendo un politico, negli anni del suo governo, si è limitato ad occuparsi dei suoi affari, lasciando che la nazione proseguisse “il suo andazzo” iniziato, salvo brevi intervalli, a metà degli anni ottanta con il raddoppio del debito pubblico e quando si affermava che: “la nave va”.
Questo paese non è arrivato dove è arrivato (molto in basso) per caso o per le vicende internazionali che pure incidono non poco, ma per non avere capito che nessuna famiglia, nessuna società può vivere al di sopra delle proprie possibilità per un tempo troppo lungo, senza pagarne le conseguenze. L’irresponsabilità generale di quasi tutti i partiti e delle classi dominanti che, per quieto vivere hanno lasciato, se non spinto, che questa idea allignasse nella testa dei più, ha portato a considerare il debito dello Stato come qualche cosa che riguardasse “gli altri” e non tutti indistintamente. Naturalmente a pagarne le conseguenze più dure saranno i più deboli, le classi che si pensava di aiutare con piccole elargizioni, mentre il grosso degli sperperi serviva a conservare ed arricchire una classe politica ed imprenditoriale parassitaria. Ma, alla fine, nessuno sarà esente da conseguenze negative e, questa sensazione, è ben presente ormai nella testa della maggioranza che, con la fiducia al governo Berlusconi, cerca di allontanare da se il più possibile “questo amaro calice”. Questa è la ragione principale per cui l’antipolitico Berlusconi conserva ancora una maggioranza risicata, ma tenace. Essa sa bene che non sarà mai Berlusconi a presentare il conto da saldare e si rifiuta di capire che, più il tempo passa, più le cose tendono a peggiorare e più dura sarà la risalita, se mai sarà possibile una risalita. Più facile che tutto si “assesterà” ad un livello più basso dell’insostenibile consumismo di questi anni. Anche Gesù, nell’orto del Getsemani fu baciato da Giuda e dovette bere fino all’ultima stilla. Questo paese non potrà sottrarsi al suo destino.
Mario Sella V. Carso 2 Mantova T. 3334286408 – 21.02.2011