UNA TRAGEDIA TUTTA ITALIANA
di Mario Sella
Per puro caso, in questo freddo, tetro e brumoso pomeriggio invernale, dopo il voto di fiducia dato dalla Camera al Governo Berlusconi, mi sono ritrovato davanti agli occhi due vecchi volumi della mia libreria: Tutte le tragedie greche – Eschilo, Sofocle ed Euripide, e Illusioni perdute di Honorè de Balzac. Per narrare fino in fondo quello che l’Italia sta vivendo in questi anni, avremo bisogno di autori di quel calibro, ma dubito molto che si troveranno. Silvio Berlusconi, nella sua ossessiva e disperata difesa di una ridotta che ricorda molto quella auspicata da Mussolini nella Valtellina, non si rende conto, come non si rendono conto tutti quei Cortigiani e Ruffiani che gli stanno attorno, di quanto sta montando nel Paese e quanto sia pericoloso ogni indugio, ogni ostacolo frapposto ad una indispensabile svolta che sposti l’attenzione sui problemi reali del Paese, distogliendola dalla persona a cui vengono imputati tutti i mali del mondo. Sappiamo che, probabilmente, non è così, ma quando si identifica un bersaglio, un capro espiatorio, difficilmente se ne esce “a tarallucci e vino”.
Quello che è successo un anno fa a Milano con il lancio di una riproduzione del Duomo sul volto di Berlusconi, atto esecrabile, non ha sortito nessun ripensamento sulla strategia da adottare per un ripiegamento che non sarebbe apparso in nessun caso come una resa, ma un necessario alleggerimento della tensione fino a quel momento accumulata. Evidentemente l’uomo è incapace di concepire qualsiasi idea che preveda un passo indietro; la sua automobile non possiede la retro marcia, ma, anche un bambino di cinque anni che riceve in regalo la sua prima automobilina, capisce che sempre avanti non si può andare, pena sbattere contro un mobile o una porta per il bambino, ma contro qualche cosa di molto pericoloso per un adulto.
Quello che sta succedendo in queste ore drammatiche a Roma, non può portare a nessuna situazione che possa permettere di affrontare con la dovuta ponderatezza e compattezza i gravissimi problemi che abbiamo di fronte e, Berlusconi, appare come un enorme masso posto sulla strada ad ostacolare il cammino che questo Paese vorrebbe percorrere.
Nessun Governo di parte, neppure uno con novanta Parlamentari di maggioranza come questi due anni hanno dimostrato, è in grado di affrontare le riforme indispensabili a ridare fiato ad un Paese che sta arrancando. La vittoria, rivendicata come un grande successo personale, mai come ora appare come una vittoria di Pirro.
Le tragedie, lo sappiamo tutti, devono percorrere il loro cammino segnato dal destino, ma voglio ricordare ancora una volta le sagge parole del nostro massimo poeta dopo Dante, Giacomo Leopardi: “sono convinto che anche all’ultimo istante della nostra vita ognuno di noi può cambiare il proprio destino”.