VERITA’ PRESUPPOSTO DI DEMOCRAZIA
27 agosto 2011 - Mario sella
Non saremo una democrazia compiuta se non avremo il coraggio della verità.
Questo paese ha avuto il suo momento più alto di verità quando, Alcide De Gasperi, all’Assemblea Generale della Conferenza della pace a Parigi, pronunciò il suo storico discorso. Dopo quel discorso ricordo un altro momento di verità ed è stato quando, il mai troppo compianto Enrico Berlinguer, pose il problema della questione morale in questo paese.
Le democrazie più radicate e solide, aborrono le bugie dei politici e non perdonano neppure le più innocenti distorsioni della verità che riguardano fatti strettamente privati.
I nostri politici possono tranquillamente affermare che una diciassettenne, lautamente ricompensata per le sue prestazioni, era creduta nipote del Presidente Mubarak, senza che l’indignazione popolare li seppellisca per sempre. No, decisamente non riusciamo a entrare nel novero delle democrazie radicate e la dimostrazione è ancora davanti ai nostri occhi con la crisi, ma sarebbe meglio chiamarla “catastrofe”, che ci sta investendo. Ci fosse un politico che ha il coraggio di dire agli italiani: “La festa è finita, prepariamoci a pagare il conto salatissimo che trent’anni di bagordi, di sogni costruiti sulla speranza che a pagare fossero altri, ci hanno lasciato sulle spalle”. A dire la verità si perdono le elezioni, molto meglio allora usare il guanto di velluto e accarezzare questo popolo nel verso del suo pelo. Peccato che il guanto sia giunto alla fine del vello, ora bisogna ritornare indietro ed è tutto contropelo. Speravo sinceramente che la contromanovra annunciate dal Partito Democratico rispecchiasse questa necessità, ma vedo che anche a Bersani sono “tremati i polsi”. Le riforme radicali che s’impongono per rimettere nuovamente il naso fuori dal pelo dell’acqua non ci sono. L’annunciata abolizione dei Comuni con meno di 1000 abitanti ha visto una sollevazione popolare degna dei moti del Risorgimento. Peccato che allora si manifestava per unificare e ora per mantenere la divisione. La stessa cosa è capitata con le Province che sarebbero dovute essere tutte abolite con la nascita delle Regioni. In questo paese non si riesce ad abolire neppure un Ente che si occupa degli orfani della prima guerra mondiale, figuriamoci un piccolo Comune. Il provvedimento che vede l’accordo di tutti i politici, è far pagare il conto più sostanzioso agli “evasori”, a tutti quelli che non hanno mai pagato. Ma chi sono? Se sono evasori, è perché non si conoscono o, se sono conosciuti da chi potrebbe colpirli, è perché sono protetti da una ragnatela di interessi difficilmente penetrabile. L’unica cosa da fare è colpire i patrimoni che non rappresentano fonte di attività produttive, con una progressività che ristabilisca un minimo di giustizia sociale. L’abolizione dell’ICI sulla prima casa, accolta con grande favore da chi pensava che a pagare il conto fossero sempre altri, è stato un gravissimo errore che ha privato i Comuni di una fonte sicura di entrate. Ma non basterà ripristinare nuove entrate, la cosa fondamentale è ridurre le spese in maniera sostanziale e radicale per cominciare a rimborsare il debito che ci sta strozzando. Cercare scappatoie è solo una perdita di tempo. Chi combatterà questa guerra, sarà destinato a essere accantonato dopo la vittoria, se ci sarà vittoria, come capitò a Churchill. Forse è per questo che è difficile trovare, tra i politici, chi voglia veramente cimentarsi nella battaglia.
Trovare un “mercenario” disposto a sacrificarsi è sempre pericoloso, alla fine, si rischia di perdere anche quel poco di libertà che questa “democrazia senza verità” ancora ci ha lasciato.
Mario Sella V. Carso 2 Mantova T. 3334286408