LETTERE & OPINIONI

FUORISACCO

S'invoca il ricambio e poi qualcuno propone se stesso da trent'anni

C è un rischio latente che il Pd a Mantova non può permettersi di correre. Attorcigliarsi sulla vicenda congressuale e ritenere che lo schierarsi della classe dirigente sulle diverse mozioni abbia come effetto inevitabile quello di dover declinare nuovamente, con paradigmi e criteri del tutto nuovi, la dinamica dei rapporti interni al Partito. Ma il mondo non finisce (né inizia) il25 ottobre. Nell'inverno si dovrà rinnovare la segreteria provinciale. In questo frangente c'è chi pensa di leggere tale scadenza nella luce delle dinamiche del congresso nazionale e delle aggregazioni da questo prodotte... Francamente sono di diverso avviso. Sarei un ipocrita se, nel mentre affermo che il merito di Franceschini è consistito nell'aver guidato e tenuto unito il Partito in una stagione difficilissima, non riconoscessi che lo stesso merito va tributato a Massimiliano Fontana; e peccherei della stessa ipocrisia se, mentre affermo che il Segretario nazionale deve essere per tali motivi riconfermato, non dicessi con altrettanta convinzione che lo stesso deve avvenire per il Segretario provinciale. Non so cosa possano pensarne i suoi nuovi amici (la mozione Bersani, a Mantova, ha una composizione quanto mai curiosa ed eterogenea...), ma questo è ciò che penso. Vi è infine un ulteriore e forse più importante elemento, indotto dalla lettura delle notizie di stamattina: la discesa in campo di Zaniboni per le comunali di Mantova. Pone una questione che non attiene solamente alla scadenza elettorale del prossimo anno; Tonino chiede al Partito di mostrare le carte e battere un colpo, in mancanza del quale, lui dice, si muoverà come crede. E' una sfida lanciata non tanto e non solo a Fiorenza Brioni, l'attacco più sottile di Tonino arriva sino al cuore della capacità del Pd di essere ed agire quale forza politica; per il grande Partito che aspira ad essere. Nella grande Dc (ma Tonino proverà a spiegarmi che non è così ..) chi avesse teorizzato che le regole che sovrintendono ai processi democratici e le procedure di selezione delle candidature sono un inutile fronzolo, sarebbe stato messo alla porta. E questo non tanto in ossequio al centralismo democratico, mai appartenuto alla nostra tradizione o a un qualche insulso principio d'obbe-dienza: molto più semplicemente, perché e proprio il rispetto delle regole che ci siamo dati a rappresentare la prima ed assoluta garanzia di democraticità del nostro stare insieme. E le regole, in un Partito che ambisca ad essere (e non solo a chiamarsi) democratico valgono per tutti; non solo per l'ex sindaco di Motteggiana o per il semplice iscritto che si prende le ferie per stare un mese dietro a una friggitrice. Se le regole non valgono, allora valgono solo i notabili, le teste di serie, i salvatori della Patria, i presunti migliori ... Che magari dissertano di innovazione e invocano un certo cambiamento generazionale e poi propongono se stessi ... da un po' più di 30 anni! Occorre chiarire che il rischio non è che il Partito esca da sé ma, piuttosto, che qualcuno esca di sé. Per fare questo tuttavia, è necessario che il Partito dia alla ricandidatura del Sindaco un significato e un contenuto diverso dallo spettacolo offerto sulla stampa. (...) Occorre un dibattito proprio di una classe dirigente che affronti un'analisi profonda e coerente di questa esperienza amministrativa e la candidi al proseguimento senza affidarsi a un comunicato laconico che somiglia più a un mattinale di questura che non all'atto con cui il principale Partito della città ricandida il suo Sindaco.

Ezio Zani

(Gazzetta di Mantova, domenica 30 agosto 2009, pagina 25)