Schema della relazione Conferenza Generale 24 Giugno 2009: “Mantova Domani”
Antonino Zaniboni
Linee di fondo. Punti di rilievo significativo. Non l’insieme di tutto lo scibile mantovano nei dettagli
A) Mantova nel suo Territorio naturale. Non è la città dei 48 mila abitanti, è la città articolata e complessa dei 100 mila abitanti. La Mantova Centrale come Territorio naturale, scritto dalla geografia, dalla storia, dalla economia:
- Cominciamo da una considerazione di cruda attualità: la grande criticità mondiale e nazionale. La tesi più solida sottolinea che la si affronta ovviamente con una forte guida globale, ma connessa in ogni Paese tramite la tipicità nazionale. Il modello italiano è impostato sulle autonomie e sulle caratterizzazioni territoriali. La vitalità dei territori può essere il motore per la risalita dell’Italia. Questo riguarda direttamente Mantova e la Mantova Centrale.
- La “città” dei 100 mila abitanti, non c’è da inventare. C’è già. Si tratta di darle vita e forma efficaci. A questo riguardo la gamma delle posizioni che sono emerse nei mesi di preparazione di questa conferenza va da posizioni minimali che indicano connessioni mirate, ma non sistematiche, a quelle che ritengono necessario un solo Comune. La posizione emersa fortemente e che io qui rinnovo ipotizza una connessione solida tra i cinque Comuni, che conservano ovviamente la loro natura, ma che fanno territorio e comunità. Attraverso un Consiglio dei Sindaci si realizza un governo unitario di settori concordati specifici, come l’urbanistica, i servizi alla persona, alla infanzia, alla terza età, alla impresa, alla scolarità, alla cultura, allo sviluppo economico compatibile … E perché non pensare a una struttura integrata per l’innovazione nella Mantova Centrale?
Gli obiettivi sono la razionalizzazione, l’efficienza, l’efficacia, il contenimento e il setaccio della spesa, la competitività territoriale. Ma serve una grande e presbite volontà politica. I problemi e le difficoltà infatti ci sono.
- Questa prospettiva è: 1) rispondente alla robustezza di Mantova in sé e come territorio di insieme, la Mantova Centrale; 2) fonte di necessaria e utile capacità di riferimento alto e necessario nei confronti della provincia, in una rete territoriale forte con gli altri territori naturali della provincia; 3) E’ inoltre fondamentale nell’ottica della competitività e delle connessioni esterne, soprattutto nella vasta area, geocommunity, lombardo-veneta-emiliana, ma anche a livello europeo e mondiale (culturalmente, economicamente, turisticamente, civilmente)
B) Sono necessarie politiche che inseriscano Mantova nei processi e nelle reti di modernizzazione, competitività e solidità, dai quali oggi risulta pressochè esclusa. Per scelte storiche nazionali, ma certamente per responsabilità locali
- La forza del Ducato sono le mura. La forza della “città” sono i ponti. Oggi diciamo le reti.
- Gli studi più recenti e i nostri approfondimenti, tra i quali sottolineiamo i due Focus Giovani tra 20 e i 39 anni (30 Marzo e 11 Giugno 2009) da noi organizzati e il questionario (v. relativo Report) molto corrisposto, 113 giovani di Mantova, confermano i pesanti ritardi di Mantova nei tre settori vitali che stanno alla base dei processi di modernizzazione, innovazione, competitività territoriale. Facciamo richiamo ai tre settori, coinvolgendo Mantova nella sua complessità provinciale: 1) infrastrutture di ricerca e culturali: se il livello Italia è 100 e Lombardia 124, Mantova è 82; 2) infrastrutture telematiche e tecnologicamente di punta: Italia 100, Lombardia 107; Mantova 72; 3) Infrastrutture tangibili e materiali; Italia 100; Lombardia 111 ; Mantova 64. Solo in un campo siamo in cima, campo peraltro molto controverso nelle polemiche anche di chi dovrebbe affrontarle con proposte anziché con fatui e vacui sfoghi, gli impianti e reti energetico ambientali: Italia 100; Lombardia 154 ; Mantova 163.
- Questa situazione complessiva richiama, dato il ruolo, Mantova città e la Mantova Centrale a una particolare attenzione e a tempestive, rispondenti politiche. Se continuasse uno stato di non capacità di collegamento, di connessioni, di relazionalità, Mantova si collocherebbe fuori dalla solida tenuta della modernità; starebbe tutta nel passato, spoglia di richiami per una moderna prospettiva di lavoro, di impresa, di studio, di professionalità applicate. Una Castellaro Lagusello del Rinascimento con perle e diamanti collegati, da visitare e lasciare, e anche per i nostri giovani da abbandonare per lavorare altrove e magari da raggiungere in qualche week end. (Questo traspare chiaramente dalle nostre ricerche e in particolare da Focus Giovani realizzati e dalla analisi dei questionari del centinaio di giovani di Mantova).
- Poniamo il problema del “Triangolo sub gardesano lombardo veneto Verona-Brescia-Mantova, Porta d’Europa” e la vasta area, geocommunity lombardo veneto emiliana, le otto provincie attorno a Mantova.
- Quali indicazioni emergono e proponiamo per il futuro di Mantova, per un possibile ruolo nella moderna rete della relazionalità economica, culturale, civile, scientifica, di ricerca, di soggettività nella società della conoscenza? Riprendiamo i settori vitale di cui sopra:
1) Affrontare con decisione il tema delle infrastrutture fonte di cultura e di ricerca. Anche i questionari richiamano Festivaletteratura come isolato, significativo fenomeno eccellente e permanente nei momenti di grande appeal culturale. Relativamente alla Università a Mantova la nostra opinione, formatasi da molti confronti e ricerche, e ancora dalle indicazioni dei questionari è questa: è di grande importanza un polo universitario a Mantova; è di importanza strategica, ma manca una strategia; la struttura esistente, cui pure hanno contribuito alcune persone di alto profilo e alcune esperienze positive, non è rispondente alle necessità. In oltre le linee di riforma universitaria nazionale, nelle annunciate prospettive di qualificazione, razionalizzazione, oculatezza di spesa rischiano di accantonarla. Servono nuove politiche (vedi documento ARTES, Università, Voltar Pagina, 19 Giugno 2009)
2) Forte ritardo si rileva a Mantova (v. sopra la misura comparata Italia-Lombardia-Mantova) anche relativamente alle strutture di conoscenza nuova, centri servizi telematici all’altezza della economia e della società moderna, accanto alla presenza delle normali e affermate autostrade informatiche. Più che le autostrade informatiche in effetti, già consolidate, manca la capacità di costruire realtà creative con i prodotti informatici. E’ su questo aspetto che si costruiscono i laboratori e le alleanze con il mondo scientifico, non sulle autostrade telematiche.
A proposito della rivoluzione telematica noi facciamo spesso riferimento a un ragionamento mutuato dal campo delle infrastrutture tradizionali, il quale, peraltro, non vale forse nemmeno più in quel settore. Il ragionamento in questo campo è “più infrastrutture più sviluppo”. In campo telematico il ragionamento è ben diverso: “più capitale umano qualificato più sviluppo”. Per cui è importante che la piccola impresa investa, soprattutto in questo momento per preparare il domani, investa su giovani laureati, su persone di qualità; che gli enti pubblici facciano uno sforzo particolare in direzione del capitale umano ed intellettuale se vogliamo avere futuro. Capitale umano è la parola centrale.
3) I confronti sopra richiamati confermano anche il divario che contraddistingue le infrastrutture materiali. A parte Autobrennero la viabilità di stampo moderno non ha riscontri a Mantova. Citiamo alcuni nodi e alcune valutazioni:
- Si parla in modo assolutamente dissonante da voce a voce di collegamento tra il Tirreno e la Mitteleuropa, per autostrada e ferrovia. Non conta dire se ne parla da decenni: se ne parla perché non vi son risposte. Così si parla di Cremona Mantova. Nelle nostre valutazioni ricerche questionari è emersa con consenso pressoché totale la posizione della necessità sia della Cremona Mantova che della Brennero Tirreno, ma con un solo tronco in terra mantovana, da Bozzolo-Marcaria a Mantova: un solo tronco che sia allo stesso tempo Brennero Tirereno e Cremona Mantova. Due autostrade sarebbero una follia insultante; nessuna autostrada sarebbe una esclusione definitiva di Mantova dalle reti della modernità, che costituiscono il cuore di questa riflessione. E’ IMPORTANTE IN MODO PARTICOLARE PER LA CITTA’, PER MANTOVA E PER LA MANTOVA CENTRALE. Uno scavalcamento di Mantova, prospettiva Parma-Verona, la taglierebbe fuori con conseguenze non recuperabili. E’ chiaro questo a Mantova? Certamente no. Sento solo accenti negativi; nessun accento propositivo e di iniziativa. Una mia proposta: un tavolo di decisione serio, non preconcetto, Mantova-Regione Lombardia per il progetto, di competenza della Regione, da Bozzolo-Marcaria a Mantova, come segmento della Cremona-Mantova e, nella prospettiva, della Tirreno Brennero.
- Nel quadro complessivo ci stanno altre questioni che talvolta servono a polemiche, talvolta a riflessioni. Ci giunge una lettera di cittadini di P.zza don Leoni che denunciano una grave situazione di insieme e di traffico, leggero e pesante. Dall’insieme, che ben tutti conosciamo, pongo una questione: è proprio impossibile porsi il problema del passaggio intorno alla città e accanto alla città mettendo nel conto una riflessione nuova sul passaggio a Ovest? Posto oggi può apparire anacronistico per impegni e costi, ma il problema rimane. Un tempo era forte l’obiezione estetica e ambientale. Personalmente ero molto attento a questo tema che ho sempre fatto mio. Ma oggi il bello architettonico e l’armonia ambientale sono affrontati assai bene. L’architetto Calatrava ne dà una testimonianza anche sulla autostrada a Reggio Emilia. Per Mantova: architettura contemporanea, acqua, natura, spazio, arte. Pongo un problema. Per una riflessione.
- La questione ferroviaria è speculare per la Brennero Tirreno. Grave è lo stato dei collegamenti in genere e particolarmente, spesso comicamente, con Milano. Ma c ‘è un tema di fondo e generale: “efficientare” le ferrovie in modo profondo, per dar fiato e non parole al trasporto merci; e ce n’è una specifico per Mantova, eterno, da sempre, ancora presente perché non lo si è mai affrontato concretamentre: liberare Mantova dalla cintura ferroviaria, uno dei cappii che l’ha storicamente compressa. Non ho la testa nelle nuvole. Conosco la questione e ne ipotizzo i costi di vario tipo. Ma non si può predicare aria, apertura, luce se si chiudono le finestre. Ne abbiamo discusso in un incontro preparatorio della Conferenza Generale, il 4 Giugno scorso (“Non la città ideale. Una idea di città”: Bocceda, Murari, Micheli). Nell’idea di città debbono starci anche i progetti più impegnativi. Ripeto, non sarebbero “sogni” se fossero stati realizzati. Ecco perché rimangono.
- Considerazioni attente merita la situazione dell’utilizzo della risorsa acqua e delle vie d’acqua
Estrapolo da questa tematica complessiva (ambiente, natura, economia, trasporto, diporto, sport, …) il tema della portualità e in particolare di Valdaro. Lo affronto così, anche con attenzione comparativa, partendo dalla
considerazione della necessaria coalizione pubblico- privato:
Si dice Valdaro e la portualità sono temi centrali. Ma si affrontano invece in modo eccentrico. Si dice in particolare serve la presenza del privato. E’ fuori dubbio. Che senso avrebbe un Porto? Che senso avrebbe Valdaro?. Ma il discorso va posto con precisione e con tutti gli elementi di conoscenza, indispensabili all’investitore privato: com’è lo stato dell’arte? Nei decenni di attenzioni e di attività quanto si è speso? Quali son state le presenze del privato? Quali i loro riscontri e giudizi? Chi si era affacciato e poi se ne è andato, perché lo ha fatto? Che cosa chiede un imprenditore per investire a Valdaro? Che garanzie, o quantomeno quali prospettive? Si conoscono e sono evidenziati gli elementi di competitività economica complessiva della navigazione interna e del canale in particolare? Questi elementi sono compresi nelle politiche del presente e del domani? L’imprenditore ha un suo compito e un suo ruolo ma le politiche strategiche competono alla politica e alle istituzioni.
Nel quadro del pubblico privato analogo discorso vale per l’impegno per l’Università di Mantova. Per un efficace rapporto creativo serve solidità di obiettivi e di strategie. In assenza di questo il privato arriverà al massimo a una presenza flebile: così per Valdaro, così per l’Università, così per Mantova Expo, così per i progetti di marketing strategico, così per la governance territoriale, così per ogni ipotesi di coalizione integrata.
C) La solidità di una città bella, verde, umilmente colta, operosa, produttiva garantirebbe prospettiva alla comunità nel suo insieme e alle giovani generazioni in particolare. La questione “economia”.
- Accanto e assieme al tema della insufficienza di forza di relazione, di capacità di collegamento, di connessioni, di relazionalità, di network capacity si direbbe con allusioni complessive, si rilevano elementi diffusi di uno stato di invecchiamento dell’apparato produttivo, di filoni superati, di altri trascurati, che richiama il problema di necessarie politiche di ricambio in soft economy, di soft industrializzazione, di capacità di attrarre nuovi investimenti per la produzione e il lavoro, di sviluppo essenziale, sobrio, compatibile, appunto di città bella, verde, umilmente colta, operosa, produttiva, capace di innovazione, di lavoro, di professionalità avanzate, di coesione sociale. Mantova rischia di collocarsi oggettivamente fuori dalla solida tenuta della modernità; rischia di porsi tutta nel passato, spoglia di richiami per una moderna prospettiva di lavoro, di impresa, di studio, di professionalità applicate.
- Si nota spesso una sorta di schizofrenia nei giudizi sulla situazione e sul divenire. Si è spesso ambientalisti puri e in altro contesto costruttivisti spinti; una volta per il lirismo delle Bucoliche, una volta per il sudore delle Georgiche. Ma Virgilio fu autore dell’una e dell’altra opera insieme. La schizofrenia è rischiosa e paralizzante. Non si può essere o l’uno, o l’altro. Il futuro sta nella capacità di convivenza, di equilibrio suggestivo delle diverse preoccupazioni. Le città son nate così, non facendo solo l’una o l’altra cosa. Alle posizioni alternative bisogna contrapporre il progetto. Il progetto di insieme.
- Oltre a una politica complessiva della città e della Mantova Centrale, di nuova, pulita e leggera industrializzazione emerge il tema di vivacità economico commerciale nel centro storico. La qualificazione commerciale, le aree di nicchia, di caratterizzazione, di qualità diversificate è certo una via competitiva nei confronti dei supermercati. Ma anche in questo caso la suggestione di nicchia e distinzioni competitive non la può fare il singolo privato e nemmeno il privato associato. E’ la città che deve farsi complessivamente bella; nicchia e somma di nicchie. Salotti nella città salotto. Giardini e spazi verdi nella città verde. Il potere pubblico che fa crescere e compartecipare i suoi cittadini in un disegno di città bella, verde, salotto, mercato particolare, schopping qualificato, che non significa costosissimo ed esclusivo. La città vivibile commercialmente e civilmente in lungo e in largo. Non è impossibile. Non è una chimera. E’ una cultura e un modo di vivere, conoscere, vendere e comprare la città
- La possibilità di parcheggio è solo affidabile alla polemica? Alla schizoferenia, stop totale-libertà totale? E’ un tema di fondo per la città da vivere-conoscere-vendere-comprare. Ci son città concrete, sulla terra non sulla luna, che accolgono non solo in uno schema generale di parcheggi, ma addirittura a ridosso del cuore della città, del suo centro. Scavare soft soft fino al centro della terra ci si scotterebbe un po’, ma se ci fermiamo un pochetto prima possiamo fare una grande, rispettosa, esauriente accoglienza-parcheggio sotterraneo di macchine e veicoli vari. Si parcheggia, si scende, si è già in centro, si fa quel che si deve fare e si è di nuovo in macchina. I punti in cui agire ci sono, chiarissimamente. Ovviamente questo è un aspetto dell’insieme. Ma l’insieme ora, e non solo a Mantova, non soddisfa.
- Il bello e il gradevole dappertutto. Vi sono studi sul perché le periferie e le edilizie popolari delle città sono condannate il più delle volte al brutto. Ma non è il caso qui di comparazione di analisi sociologiche e storiche. Sottolineiamo una nostra considerazione e un convincimento. Una periferia, ogni tipo si costruzione, anche a parità di costo, può essere brutta o bella, trascurata o curata, gradevole o sgradevole, brulla o verde, abbandonata o accompagnata. Serve una politica conseguente, una attenzione completa. Che riguardano il potere pubblico, la committenza, il privato, il professionista. Non c’è la possibilità di obiezione di coscienza rispetto al brutto? Il brutto è antiumano. E quindi antipolitico, anticomunità. Potremmo fare esempi precisi: antichi, recenti e recentissimi.
- La città bella, nell’antico e nel moderno. Altro atteggiamento schizofrenico è dato dalla teoria del bello, ma tutta rinchiusa nel passato. Si coltiva, si studia, si recupera, si restaura, si conserva il bello dei secoli passati e non ci si cura di costruire il bello dell’oggi. Fidia, Alberti, Michelangelo, Mantegna amavano il passato perciò ebbero fantasia di futuro. E spesso si trovarono grattacapi quando inventarono cose nuove, invenzioni rivoluzionarie di stile e di poesia. Così Shakespeare, Manzoni, Joyce e tanti altri. Siamo condannati a vivere senza futuro? Senza passione di avvenire? C’è già una grande architettura contemporanea, una grande urbanistica contemporanea, postmoderna come talvolta si sottolinea. Solo Barcellona? Solo Bilbao? Solo Londra? Solo Berlino?. Anche Mantova può fare. Come Mantegna e Shakespeare troviamo il coraggio della innovazione del bello, anche nella architettura e nella urbanistica. Una città bella in toto, bella sempre, prima e adesso. Nel suo divenire, nella dialettica dei suoi secoli. Anche di questo appena avviato.
- La “città”, istituzione e cittadinanza che costruiscono le prospettive della città nuova in un dialogo costante, in luoghi di confronto e di ascolto, in analisi comparata tra esempi nazionali, europei e internazionali (nostro incontro preparatorio di Citylab, gruppo di giovani architetti Mantova e Ferrara, Alessandro Guernieri e Bonizzi). Non mancano a Mantova esempi di architettura moderna, ma non esauriscono le dita di una mano. Si nota in ogni caso più attenzione al moderno da parte del privato, anche industriale, commerciale ed economico in generale che non nelle indicazioni pubbliche.
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D) La materia prima Monumento e Arte nel suo valore in sé e nella sua forza di soggetto caratterizzante della promozione integrata
- Anche nella promozione bisogna ragionare con obbiettivi qualificati che consentano le opportune iniziative per dare futuro alla città: politiche di marketing superficiale e un turismo sbagliati condannano la città ad essere consumata
- Le iniziative di studio, di confronto culturale, di promozione artistica e di spettacolo hanno in Mantova potenzialità formidabili; trovano radici singolari e uniche. Così il monumento e l’arte. Sono le aristocrazie del nostro territorio. Meritano una attenzione innanzitutto perchè le materie prime vanno curate ed esaltate nel loro valore.
- Ma esse hanno un valore e una forza e una capacità di trascinamento singolari. Intorno a queste aristocrazie è utile e necessario per la crescita complessiva della città
- Proponiamo una forte politica di promozione integrata, basata sulla sintesi delle eccellenze (arte, natura, economia, prodotti caratterizzanti, …) e sulla integrazione dei soggetti promotori, pubblici e privati. In questo quadro l’impronta artistica farà da volano alle altre aristocrazie, ma queste la arricchiranno e completeranno. Faranno forza integrata di territorio.
- Una interessante forma di promozione integrata delle materie prime può trovare espressione nel rapporto cultura-economia-turismo, di cui la congressistica culturale, economico-culturale e scientifico-culturale è una forma di possibile alta qualità
- Ma il Centro Congressi (con il Centro Servizi e il Mercato principe in Italia per grandi comparti) non può convivere per anni con P.le Mondadori messo così.
- Il marketing territoriale strategico (business, economia, arte, cultura, turismo, congressi, società della conoscenza, promozione complessiva) deve oggi andare oltre i consueti “mercati”. Massicciamente ci si deve rivolgere ai Paesi dell’estremo oriente (Cina, Giappone, Corea, …), alla Russia, con proposte complessive, con pacchetti culturali e integrati ampi e qualificati, in coalizione con le associazioni e le esperienze turistiche-culturali-economiche della città e delle città limitrofe, al fine di una permanenza prolungata e articolata.
- I grandi eventi sono importanti. Lo sono di più se collegati a un quadro di fatti strutturali, permanenti o periodici. La tesi della Cultura Produttiva si pone questa questione. Si tratta della capacità creativa di realtà, gruppi, esperienze interne e intime alla città. Ciò che resta. Anche l’effimero ha un valore, ma solo se non rimane … effimero. Cioè se l’<apparire e brillare in un giorno> appare e brilla ogni giorno! Una catena di invenzione, creatività realizzazioni. Che lasciano impronte, segni, trame che continuano. Abbiamo citato sopra come evento non effimero, strutturale, Festivaletteratura. (v. B. 1).
- Bisogna quindi investire in iniziative culturali di qualità elevata, moderne, richieste e desiderate da chi a Mantova vuol venire per conoscerla e viverla assai più di un giorno e di un’ora. Iniziative culturali in un quadro e in una offerta di insieme (evento-arte-economia di qualita-natura-tradizioni, … ), di promozione integrata, come più di una volta ho qui richiamato
- Non vediamo adeguata corrispondenza nelle direzioni sopra citate
E) La Coesione Sociale è elemento primario di qualificazione e competitività territoriale
Si è soliti affrontare il tema della coesione sociale con parzialità rispetto all’insieme della “città” nel suo vigore e nelle sue manifestazioni complessive. Non è così. Né si tratta di dell’area “compassionevole”.
Essa è una componente essenziale della “comunità” e del “territorio”:
- Senza coesione sociale, non c’è comunità né territorio. Essi esistono per un insieme di fattori cardine. Uno di esse, il principale è la coesione sociale
- La coesione sociale è un valore umano. Di equità e umanità.
- La coesione sociale è un valore complessivo, “economico”. Un territorio, una “città” sono fortemente colpiti nella loro forza competitiva se non hanno questa qualità.
- La città vive questa dimensione con le sue strutture, ma anche nella vita complessiva, insieme con le articolazioni della società nell’area della gratuità e del volontariato, nonché dell’area intermedia che chiamiamo terzo settore e dimensione della impresa sociale.
F) La Qualità della vita e la vita ordinata e sicura nella “città”.
- Anche a questo riguardo siamo di fronte a un tema complessivo, spesso stiracchiato anche in questo caso dalla prassi schizofrenia e non a un equilibrio, non dico scientifico, ma certamente ponderato. Rispetto alla qualità della vita Mantova anche le fonti nazionali presentano dilemmi: è posta nelle prime posizioni (vedi Italia Oggi e Lega Ambiente)e trentesimo – quarantesimo posto dal Sole 24 ore, che tien conto di un più complesso numero di fattori, vedi i dati infrastrutturali di cui ho sopra parlato. La qualità della vita è quindi un insieme.
- Credo vivamente che la qualità della vita debba avere al suo interno anche la sicurezza e la vita ordinata della “citta”, dei cittadini, delle loro professioni, del loro lavoro, delle loro attività, delle loro case, delle persone a cominciare dalle famiglie e dai più deboli, anziani, giovani e giovanissimi, donne. Non enfatizzo nulla, ma oggi questo è un problema, non solo sentito ma reale. Chi vuole indicare una strada per la crescita di una comunità, oggi non può ignorare questo difficile capitolo. Su di esso vi sono idee e argomenti controversi. Mi limito a questo: l’ordine in una società è l’elemento base. La democrazia ha capovolto millenni di incursioni e sistemazioni giuridiche: un popolo sceglie democraticamente l’ordine e nello stesso tempo si vincola a rispettarlo. Certo l’ordine viene da mille cammini e dal quadro complessivo di una comunità. Anche un personaggio non certo liberale, Metternich, diceva che le baionette servono a tutto tranne che a sedervisi sopra.
G) Queste sono linee di fondo. La riflessione continua.
Una giornata seminariale in Ottobre
Questa Conferenza Generale è un passo in più nella nostra riflessione e nella nostra ricerca per una possibile Mantova solida e capace di futuro per tutta la “città” e in particolare per i suoi giovani. Soprattutto in questa fase di incertezza acuta. Proseguiremo il cammino di confronto, di studio e di proposta. Abbiamo già immaginato una intera giornata nel prossimo autunno per una full immersion, per un ulteriore approfondimento, anche in base ai contenuti di questa conferenza.