Riportiamo questo splendido articolo di Furio Colombo, apparso in Golem in data 2 ottobre 1997
SECESSIONE
Attenzione. Queste righe sono una denuncia. E’
la denuncia di un atto grave e di una grave omissione.
L’atto grave, perché preannuncia delitti, è il reclamo di secessione. E’
avvenuta in Italia negli ultimi mesi e la parola viene pronunciata ora con
accento di minaccia ora con bonomia, ora con l’aria che si parli di un argomento
"trattabile". La gravità italiana consiste in questo. Non esiste in Italia
alcuna linea di demarcazione storica, geografica, culturale, linguistica, etnica
che possa essere invocata come radice o come motivazione.
La secessione inventata è un atto arbitrario di pura violenza anche quando è
ancora dichiarazione verbale. Si basa infatti sulla stessa arbitrarietà delle
gang criminali che reclamano il controllo di un territorio, non perché vi
sia alcun ragionevole legame con quel territorio ma semplicemente perché così è
stato deciso con atto di prepotenza unilaterale. Si fonda sulla cultura mafiosa
che erige, per i propri interessi, un modo di agire diverso da quello dello
Stato per poter proclamare "doppia legalità". Tale dichiarazione permette di
compiere atti arbitrari sempre più vicini alla violenza fisica e fatalmente
diretti verso di essa.
La mancanza di ogni fondamento garantisce la violenza. Infatti, ogni definizione
inventata richiede di essere confermata perché nessuno la vede e la riconosce.
Dopo la prima strategia, che è fatta di frasi progressivamente più minacciose e
di annunci privi di riscontro nella realtà (o di affermazioni costantemente
inventate) diventa necessario dimostrare sul territorio le proprie "ragioni",
organizzando una mobilitazione fisica contro le persone. Questa è la grande
differenza. Se io sono scozzese, so di esserlo e so dove il mio territorio e la
mia storia sono diversi dal territorio e dalla storia di altri.
Il tentare di impiantare una atmosfera di secessione senza fondamento richiede
non solo che alcuni si assumano una identità inventata. Richiede anche di negare
ad altri la loro vera identità.
Poiché gli altri, mancando ogni fondamento o ragione storica e di cultura, non
possono riconoscere l’identità inventata, che appare priva di senso, bisogna
affermare ciò che non esiste attraverso atti fisici di imposizione violenta. E’
il meccanismo operativo delle gang che infatti reclamano territori che
non esistono e pretendono diritti che si definiscono solo con l’atto di forza.
Quando abbastanza persone hanno capito attraverso il sangue che da una certa
strada non si passa, smetteranno di tentare quel percorso. Questa è
l’aspirazione della gang, che infatti punisce anche chi "sbaglia" in
buona fede. Perché le gang colpiscono anche i non nemici? Perché si
fondano su un diritto inventato e non esiste al mondo altro modo di mostrare
tale diritto che, senza la dimostrazione della violenza, non esiste.
Tutto ciò dimostra che chi annuncia arbitrariamente la separazione di un
territorio non identificabile ad opera di un popolo non identificato, annuncia
una azione inevitabilmente violenta. Deve diventare violenta per non accettare
la realtà di apparire ridicola.
E’ per questo che chi ascolta questi annunci di azione violenta senza reagire,
senza indicare con fermezza il punto di non ritorno che separa il ridicolo dal
delittuoso, commette un grave atto di omissione, abbandona i cittadini senza un
criterio di giudizio, senza l’indicazione autorevole dello Stato. E’ come se la
polizia di una città dove le gang avanzano pretese sui quartieri rifiutasse di
intervenire ritenendo irrilevante tale pretesa persino quando è già iniziato il
presidio di miliziani in divisa in quei quartieri, persino quando i cittadini
cercano, e non trovano, una linea guida, una direttiva di difesa dalla
preannunciata aggressione.
Tutti sanno che il separatismo è quasi sempre tragico, persino quando fondato su
antichi e radicati reclami storici, un evento traumatico ad alto rischio di
morte. Un tale reclamo, quando è fondato, richiede fermezza, prudenza e grande
saggezza costituzionale e politica. Il separatismo inventato però è sempre
portatore di esito tragico ed è omissione grave classificarlo alla stregua di un
evento di carnevale, di una parata di maschere. E’ ciò che accade in Italia in
questi giorni. Eppure è evidente la serietà di organizzazione e di intenti del
gruppo che proclama il separatismo inventato. E’ clamorosamente chiaro che il
separatismo inventato può essere affermato solo con la violenza, perché tutta la
buona volontà del migliore tentativo di mediazione (se ci fosse) non potrebbe
riconoscere e constatare i termini del problema, perché essi non esistono. Si
tratta infatti della trasformazione in fatto fisico di tensioni, scontentezze e
pensieri che non hanno e non possono avere alcun legame fisico col territorio.
Appartengono invece alla sfera, non fisicamente tangibile della politica. La
profonda incapacità espressiva dei leader che hanno raccolto questo scontento -
o una parte di esso - li costringe a trasformare l’argomento politico in fatto
fisico e dunque in violenza.
La minaccia è seria perché serie, e anche impenetrabili e ottuse, sono le
persone che alzano questa tetra bandiera. Occorre denunciare sia il delitto
annunciato che il silenzio o le dichiarazioni di risposta bonarie e marginali
dovute a un tragico equivoco. La mancanza di fondamento del reclamo separatista
viene scambiato per mancanza di determinazione. Come se gli atti di violenza
dovessero essere sempre motivati da ragioni ferree e scrupolosamente logiche.
Qui siamo in presenza del caso più comune di violenza, la arbitrarietà. E di un
caso eccezionalmente grave di sordità e cecità di fronte a ciò che è grave e
imminente.